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Letta ha smacchiato Bersani,è riuscito dove lui ha fallito:ha spaccato i Cinque Stelle

Il premier in 5 giorni ha portato a casa quello che Pier ha cercato per 62 giorni. Fiducia alla Camera e al Senato, dialogo con tutti e ha seminato la faida interna tra i grillini

Ignazio Stagno
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  di Ignazio Stagno Il vero carnefice di Pier Luigi Bersani? Enrico Letta. Il premier in soli 5 giorni ha ribaltato tutto. Ha in pratica portato a casa in poche mosse tutto quello su cui Bersani aveva fallito. Fiducia alla Camera e al Senato, dialogo con tutte le forze politiche, una squadra di ministri solida e un bel duello (vinto) con i Cinque Stelle durante le consultazioni. Ha spaccato i 5 Stelle - Enrico Letta di fatto ha messo all'angolo il segretario dimissionario apparendo come l'unico nel Pd in grado di dare una faccia e una credibilità a largo del Nazareno. Letta però sta vincendo una partita che Bersani ha giocato testardamente col modulo sbagliato. Il premier ha spaccato il Movimento Cinque Stelle. Lo ha fatto in silenzio e con i fatti, senza cercare o dichiarare alcuno scouting di bersaniana memoria. I grillini dopo il discorso di Letta hanno perso quell'unità che già tremava nelle scorse settimane. “Se Enrico Letta farà tutto quello che ha promesso oggi, il Movimento 5 stelle non ha più motivo di esistere, avrebbe esaurito la sua funzione nella società”. Le parole di Alessio Tacconi, deputato grillino, offrono il quadro di come in molti tra i parlamentari a Cinque Stelle hanno accolto le parole del premier. Insomma tra i grillini in parlamento ci sono lettiani e antiletta. Due fazioni in un corpo solo che tra poco potrebbe esplodere. Punti in comune - L'abolizione del finanziamento ai partiti, l'abolizione delle provincie,la centralità del mondo del lavoro e lo sviluppo sostenibile hanno sedotto l'anima di ferro grillina. “Belle parole”, concordano tra loro nei capannelli formati nel cortile di Montecitorio. Poi arriva il rigurgito del partito del no a tutti i costi: “Ma le parole rimarranno tali”. Giorgio Sorial invece è uno pratico: “Interventi positivi, che preludono ad una manovra economica in tempi brevi. La domanda che porremo al governo è su come intenderà dare copertura alle sue promesse”.  Il partito del no - Ma l'ala oltranzista dei grillini subito riporta i toni sul banco dello scontro. A farlo è Andrea Colletti: “Siete una mano di vernice su un muro rovinato dalla muffa un governo che odora di comitati d'affari, il governo della trattativa stato-mafia, del bavaglio alla magistratura, del salvacondotto a Silvio Berlusconi”. Parole che scatenano la guerra anche dentro il Movimento. Mirella Liuzzi difende il collega: “Non può esprimere le proprie opinioni perché viene attaccato e zittito”. “Il parlamento non è abituato alla verità, vivono nel mondo delle favole, delle menzogne”, afferma Gianluca Vacca.  Parlare col muro - Ma la faida interna continua e qualcuno non condivide propro la linea che sta adottando il Movimento col governo. “Ho letto prima certi interventi dei nostri che non si possono sentire, spero che li cambino. Perché – continua un deputato grillino – io con questi ci voglio parlare, voglio che le proposte che farò passino. A che serve il muro contro muro?”. Già, Beppe a che serve?  

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