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M5s, oggi si vota per l'espulsione di Mastrangeli ma lui non ci sta: "Siamo nella Corea del Nord"

Barbara D'Urso e Marino Mastrangeli

Il senatore è accusato di aver partecipato al talk show della D'urso. Ma il grillino contrattacca: "E' un voto illegittimo, hanno deciso solo 62 parlamentari"

Sebastiano Solano
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E' periodo di purghe nel M5S. Sempre in nome della democrazia, s'intende. Il guru dei 5 Stelle Beppe Grillo ha chiamato al raduno in piazza, quella virtuale del suo blog, tutto il popolo grillino per giudicare il senatore del Movimento Nino Mastrangeli, reo di aver partecipato diverse volte al programma di Barbara D'Urso Domenica Live. E la sentenza è arrivata, scontata: espulsione. Dei 48.292 aventi diritto, ha riferito lo stesso Grillo sul suo blog, hanno votato in 19.341. L'88,8% (pari a 17.177 voti) ha votato per l'espulsione, il restante 11,2% (pari a 2.164 voti) ha votato per il no". E mentre i parlamentari grillini esultano ("Se oggi sentite un boato - scherzavano alcuni deputati poco prima di prendere parte alla riunione a Montecitorio - sappiate che staremo festeggiando la buona novella"), per Mastrangeli c'è almeno una piccola soddisfazione: a differenza delle Quirinarie, nel suo caso i numeri sono stati subito resi pubblici. L'accusa di Grillo - "Il senatore Marino Mastrangeli - accusava la nota ufficiale del M5S - ha violato numerose volte la regola Evitare la partecipazione ai talk show televisivi senza sentire alcun coordinarmento con i gruppi parlamentari e danneggiando così l'immagine del M5S con valutazioni del tutto personali. Per questo i gruppi parlamentari riuniti del Movimento 5 Stelle Camera e Senato hanno deliberato a maggioranza, ai sensi del Codice di Comportamento di proporre l'espulsione dal gruppo parlamentare del Senato di Marino Mastrangeli per palese violazione delle norme di comportamento sottoscritte dallo stesso prima della sua candidatura".  Mastrangeli furioso - Ma l'eclettico senatore grillino non ci sta, in fondo ha solo provato a spiegare ai propri elettori ciò che il Movimento stava facendo, o avrebbe voluto fare in Parlamento, e passa al contrattacco definendo così l'annunciata epurazione: "E' una vergogna. Siamo nella Corea del Nord. Questa votazione è illegittima". Si dice sicuro che la votazione sulla sua espulsione si risolverà con un nulla di fatto per coloro che vorrebbero farlo fuori, ma nel caso dovesse essere espulso si dice pronto a rimanere in Parlamento: "Se solo la minoranza degli iscritti mi dovesse riconfermare la fiducia continuerò a rappresentare la minoranza interna al M5S nel Misto, anzi, fonderò la Minoranza M5s, perché il Movimento ce l'ho nel sangue". In nome della democrazia - Poi si difende infilando il dito nella vera piaga del M5s, quello della mancanza di democrazia interna: "E' illegittima nel merito perchè non ho violato nulla e lo è nella forma perchè nella riunione in cui si è deciso non c'era la maggioranza dei parlamentari. Erano in 62 a proporre la mia espulsione e 101 non si sono pronunciati". Insomma, ormai isolato politicamente, Grillo prova a riaccendere gli animi offrendo in pasto al suo popolo il capro espiatorio di turno. D'altronde si sa, niente unisce come un nemico comune. 

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