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L'asse Renzi-Fassinaper affondare il CavDue mine per Letta

Fassina, Berlusconi e Renzi

Andrea Tempestini
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Stima reciproca, avvicinamenti, anche qualche complimento. Ma ora tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è guerra. E a questa battagli in cui l'obiettivo privilegiato è il Cavaliere si inserisce anche Stefano Fassina, freschio di nomina a viceministro all'Economia. Tutto gira attorno alla cosiddetta "Convenzione",  idea di Pier Luigi Bersani, ossia un tavolo bipartisan che riscriva la seconda parte della Costituzione. Una sorta di Commissione ad-hoc per intervenire sulla Carta. Negli ultimi giorni si è fatto con inistenza il nome del Cavaliere come possibile presidente dell'organismo in rampa di lancio. Ma sul nome di Berlusconi è piovuto il doppio - pesante - veto: quello del sindaco di Firenze e quello del giovane turco, espressione dell'ala più estrema e vicina alla Cgil del Partito democratico. Così Renzi - "Ora non esageriamo, un conto è fare il governo con il Pdl perché non ci sono alternative, altro è dare la convenzione a Berlusconi - questo lo sfogo di Renzi con i suoi -. Se serve lo dirò: non è che possiamo arrivare a trasformarlo in un padre costituente. Sarebbe un errore gravissimo che faccia il presidente della Convenzione, non rientra negli accordi di governo". Renzi è pronto a bruciare il nome di Berlusconi alla guida della Convenzione. Di stesso avviso l'ultrà- Fassina, "accontentato" da Letta con un posto nella squadra di governo ma già pronto a minare i fragili destini di questo esecutivo. "Serve una figura in grado di dare garanzie a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento - spiega il giovane turco al Tg3 - e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi". Dura poco? - Il governo di Letta, nato sotto una cattiva stella sin dal giuramento con la follia di Luigi Preiti, conosce nuove turbolenze. Come se non bastassero gli scontri feroci sull'Imu, le rigidità dell'Europa che non vuole concedere nulla sul fronte del rigore, le fortissime tensioni interne nel Pd (e anche nel Pdl), ora si aggiunge la grana della Convenzione. Una polemica che ha come obiettivo principe quello di delegittimare e "far fuori" dalla corsa alla presidenza Berlusconi. Ma la polemica, l'ennesimo fattore che rema contro il neo-premier, rischia di uccidere l'esecutivo in culla. Come scrive il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, sul quotidiano di venerdì 3 maggio, "il rischio che il governo Letta cada a ottobre-novembre inizia a farsi concreto". La vendetta - Tornando alla polemica sulla Convenzione, se quello di Fassina è dovuto a pregiudizi politici, il veto di Renzi è giunto per altri motivi. Per vendetta. A stare a cuore al sindaco rottamatore non è tanto la presunta incompatibilità di Berlusconi con il ruolo di "padre costituente". Come detto, i due si stimano. Berlusconi nutre una sincera ammirazione per Renzi. Ma Silvio lo teme. Nei giorni caldi della formazione del governo Letta, prima di individuare il premier, per la presidenza del Consiglio si era fatto anche il nome di Renzi. Il sindaco disse che, nel caso in cui fosse stato chiamato, non si sarebbe potuto tirare indietro. Arrivò però il veto di Berlusconi: "Con Renzi premier non votiamo la fiducia". Il motivo della presa di posizione lo spiegò ai fedelissimi: "Quello è furbo, è troppo bravo. Se fa il premier finisce per vincere le prossime elezioni". Insomma, il Cav sbarrò la strada che avrebbe portato Renzi a Palazzo Chigi. Non pare un futile esercizio di stile intravedere il "niet" del rottamatore su Berlusconi alla Covnenzione come una possibile ritorsione.

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