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Maggioranze variabiliEcco perchè il caos 5 stellefa paura a Letta e Pdl

La possibile scissione della compagine grillina e la formazione di un gruppo con Sel e Pd rischiano di sconvolgere i delicati equilibri parlamentari

Matteo Legnani
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Ove il risultato pratico del venturo gruppo interparlamentare Pd-Sel-Cinque stelle fosse solo quello di dare la spinta decisiva in direzione della porta ai parlamentari grillini più eterodossi ed in odore di cacciata, uno se ne potrebbe fare persino una ragione. Il guaio, però, è che l'operazione rischia di mettere una mina potenzialmente letale sotto i piedi della maggioranza e del governo. Dietro all'operazione c'è infatti un disegno evidente che si può riassumere in due parole, non a caso tra le più temute dal Pdl in queste settimane: maggioranze variabili. Che sono il preludio allo scenario che più terrorizza Silvio Berlusconi e i suoi: quello in cui compaiono numeri tali da consentire l'autosufficienza ad un agglomerato sinistra-grillini e tali da rendere il potere contrattuale (e di conseguenza la non sostituibilità nella maggioranza di governo) del Pdl pari a zero.  Lo schema è grossomodo il seguente: per mettere in piedi l'intergruppo hai bisogno di un'offerta in grado di risultare allettante alle orecchie dei grillini; l'offerta allettante per i grillini la presenti mettendo sul piatto temi in grado di scaldare loro il cuore tipo conflitto di interessi, ineleggibilità di Berlusconi, anticorruzione e tutte quelle tematiche un po' radicaleggianti che il clima di larghe intese costringe a restare fuori dal portone di Palazzo Chigi; una volta che nei hai discusso nell'intergruppo e, fatta la proverbiale mano di conti, hai verificato che una percorribilità parlamentare queste tematiche la presentano, farle sbarcare in Aula è un attimo; centrosinistra e cinque stelle votano insieme una qualsiasi cosa contro il centrodestra e parte la guerra termonucleare. Di questo schema i grillini sono l'inconsapevole ingranaggio. Facendo leva sulla genuina voglia dei meno katanga fra costoro di emanciparsi dalla setta dentro la quale stanno capendo di essere finiti, i volponi democrat e vendoliani hanno in animo di scardinare una maggioranza ed un governo che hanno solennemente giurato di sabotare fin dal primo giorno. Così, i vari Civati, Puppato, Mineo e il resto dei piddini più pencolanti verso sinistra i quali vanno tirando le fila dell'operazione risultano incarnare l'altra faccia della medaglia rispetto a Matteo Renzi. Come il sindaco di Firenze va cannoneggiando il governo dal centro (ed è curioso che il primo proiettile sparato sia stato quello del ritorno al Mattarellum, tema assai trasversale ed assai ben visto anche in ambienti grillini), così i fautori dell'intergruppo fanno da sinistra. Nel mezzo, il Pdl, la fetta maggioritaria di Pd e quanti invece alla salute del governo ci tengono e che si dannano l'anima per mettere in sicurezza la maggioranza che lo sostiene. E che guardano con estrema preoccupazione al lavoro degli adescatori di grillini, convinti di essere scout ma che rischiano di fare la fine degli apprendisti stregoni.

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