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Riforme, Napolitano: "18 mesi tempo congruo. Il governo è a termine"

Re Giorgio e l'ipotesi presidenzialismo: "Non dirò una parola". Poi regala una carezza all'esecutivo: "Esperienza eccezionale"

Giulio Bucchi
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Un governo "a termine", ma non subito. Prima ci sono le riforme da portare a termine, e "18 mesi è un tempo congruo". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal Quirinale per la cerimonia conclusiva della festa del 2 giugno, entra in punta di piedi sulla questione, bollente, delle riforme. Innanzitutto, no comment sul presidenzialismo che vede d'accordo il premier Letta e il suo vice Alfano: "Non dirò nulla né stasera, né poi", taglia corto il presidente. L'impressione è che, al di là della correttezza del ruolo, il Colle non voglia destabilizzare un equilibrio fragilissimo. "18 mesi tempo congruo" - "Il governo Letta è un'esperienza eccezionale e denza dubbio a termine", spiega non a caso Napolitano. "Apprezzo quanto fatto dalle forze politiche" che hanno deciso di comporre la maggioranza, ha spiegato in chiusura dei festeggiamenti il presidente. "Sono scelte che comportano sacrifici". Anche perché il capitolo riforme è impegnativo: "Questa volta dobbiamo riuscirci - è il diktat del Quirinale -. E' importante tenere il ritmo". Quindi la precisazione: sabato, nel suo messaggio alla Nazione, il presidente non intendeva assolutamente fornire una tempistica alle riforme. Quel che è sicuro è che tra un anno "si capirà a che punto siamo, e allora tra un anno sarà chiaro che l'Italia si è data una prospettiva più serena e sicura". "Presidenzialismo? Non dico nulla" - All'ordine del giorno, come detto, oltre al taglio dei finanziamenti ai partiti c'è l'ipotesi presidenzialismo. Il Capo dello Stato ha preferito ricordare che "questa questione è all'ordine del giorno della Commissione che si sta costituendo e sarà discussa nel comitato di esperti". Solo allora, ha aggiunto il presidente, "si entrerà nel merito". E se Alfano si è detto ottimista ("Ognuno ha le sue convinzioni", ha commentato Re Giorgio), il leader della Lega Nord Roberto Maroni va in altra direzione: "Il presidenzialismo non serve a nulla. Quello che serve è altro e su questo il governo sta facendo la politica del gambero smentendo tutte le buone promesse fatte. Quello che serve al Nord è lasciare qui i soldi e cancellare il Patto di stabilità, sono le uniche riforme che interessano la Lega".

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