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M5S, Grillo: "Il problema sono io? Facciamo un referendum"

Beppe Grillo

Ignazio Stagno
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Il Movimento Cinque Stelle è alla frutta. Il leader ora teme la sommossa dei dissidenti e passa al contrattacco. Beppe Grillo dopo le dure parole della senatrice Adele Gambaro che lo ha indicato come "il vero problema del Movimento Cinque Stelle", vuole guardare in faccia i suoi militanti e chiedere alla base - e soprattutto agli iscritti - se deve farsi da parte. Con apparente modestia, Beppe, sul suo blog riporta le affermazioni della Gambaro e alla fine chiude con un appello: "Vorrei sapere cosa pensa il Movimento Cinque Stelle di queste affermazioni. Se sono io il problema". Forse, un giorno, il Movimento si esprimerà. Subito dopo, però, è arrivata la "fatwa" contro la traditrice Gambaro: mentre in parallelo veniva insultata in malo modo dagli adepti grillini sul web, il padre-padrone Beppe ha detto che deve essere cacciata, subito, e che "non conta nulla". E, di fatto, ha subito cancellato dai radar del M5S il referendum di cui vaneggiava. Il finto referendum - Il leader sembrava infatti proprre una sorta di consultazione interna sul suo conto: siete con me o contro di me? Ma se ci dovesse essere un voto online su Grillo - ipotesi lontana dopo la "cacciata" della Gambaro che di fatto lo sconfessa - o una discussione aperta sul suo blog (difficile che si realizzi anche questa), a partecipare saranno soltanto gli iscritti al Movimento. Gli stessi "quattro gatti" che hanno votato per le parlamentarie e gli stessi pochi "amici" che avevano scelto i candidati al Qurinale. Insomma, voterebbero i grillini "più grillini di tutti" (che, come dimostrano le Quirinarie, sono pochi e piuttosto ortodossi). Ma il problema però non sta solo nella quantità di chi potrebbe esprimersi sul leader.  Chi vota? - La questione, infatti, riguarda anche la "qualità" degli iscritti. Chi partecipa ai meet up o fa parte dello zoccolo duro del blog è un "MoVimentista" della prima ora. Un fan di Beppe che non vive la vita di Palazzo come fanno invece gli eletti al Senato o alla Camera. Chi dovrà pronunciare l'eventuale verdetto sul capo Beppe e su una sua eventuale estromissione dal Movimento è un "cittadino" lontano dalle dinamiche vere del M5S. Un cittadino estremamente fidelizzato. In tanti, tra iscritti ed elettori, riconsocono il Movimento soltanto se in campo c'è Grillo. Qualche mese fa durante le regionali nel Lazio migliaia di elettori sulla scheda non avevano indicato il candidato del M5S, ma avevano scritto "Beppe Grillo". Quasi come se lo stesso Beppe coincidesse con il soggetto politico. Difficile, anzi impossibile, che un voto online sul blog porti ad un voto sfavorevole e a un suo passo indietro. E' per questo che il "referendum" si rivela per quello che è: una boutade, una sparata buona per "educare" i dissidenti. (I.S)

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