Fisco senza limiti

L'ultima tentazione del governo:mettere pure la tassa sul morto

Bernardo Fedeli

«L’introduzione dell’Imu ha portato il prelievo italiano complessivo sulla proprietà e sugli occupanti su un livello in linea con quelli registrati nei principali Paesi dell’Unione europea». Però resta «decisamente inferiore» il peso del prelievo sulle successioni e donazioni. I signori in grisaglia di Bankitalia parlano un linguaggio da iniziati: però, traducendo liberamente per i comuni mortali, quello che Alessandro Buoncompagni (Servizio Rapporti Fiscali) e Sandro Momigliano (Servizio Studi di Struttura economica e finanziaria), quello che i dirigenti della Banca centrale vogliono spiegare è che resta «decisamente inferiore» - nel confronto con il prelievo fiscale con gli altri Paesi europei il «peso del prelievo sulle successioni e donazioni». Appena due righe, di una relazione monumentale strabordante di dati e confronti, riferimenti e analisi, che riprecipitano l’Italia nell’abolita tassa di successione. E’ la seconda volta in appena due giorni che si sventola la possibilità di riesumare la tassa di successione o sulle donazioni. Sempre al Senato, sempre in commissione giusto 24 ore prima aveva preso la parola il segretario confederale della Cgil Danilo Barbi «La premessa», ha scandito, «è che la Cgil rivendica l’introduzione di un’imposta sulle grandi ricchezze, sia mobiliari che immobiliari, con una franchigia a 800mila euro e un’aliquota progressiva, che sia alternativa all’Imu». Quanto all’eventuale modifica dell’Imu «la nostra posizione è che sulla prima casa andrebbe abbattuta l’imposta introducendo un aumento della detrazione pari a 800/1.000 euro, facendo differenze tra le città in relazione al valore della rendita immobiliare». E per ovviare a buchi di bilancio il collega di Susanna Camusso di recuperare le risorse grazie alla reintroduzione della «tassa di successione e di avviare una seria lotta all’evasione degli affitti in nero (che noi stimiamo avere un valore pari a 10 miliardi e che la cedolare secca non ha sanato), insieme ad un aumento progressivo dell’aliquota Imu su chi ha più case». Più chiaro di così c’è solo un disegno. O una cartella esattoriale.  La Cgil ne fa una questione di eguaglianza sociale (o di rivalsa su chi ha di più), Bankitalia snocciola cifre facendo paragoni e parallelismi. Però se la vecchia imposta di successione venisse tolta dal freezer e riproposta tale e quale porterebbe in cassa solo 300 milioni. Noccioline visti i buchi di finanza pubblica.  Considerando che il patrimonio immobiliare degli italiani è stimato (prudentemente) in ben 6.000 miliardi di euro e che i proprietari sono nella stragrande maggioranza dei casi nella fascia di età compresa tra 50 e gli 85 anni, si potrebbe ipotizzare un prelievo consistente sul bene che si riceve in eredità o in donazione. E ipotizzando un’imposta del 10% (magari con una popolare franchigia di 100mila euro), lo Stato potrebbe drenare 600 miliardi in trent’anni, ovvero 20 miliardi all’anno. Più o meno quanto si incassa con l’Imu (23,7 miliardi nel 2012), però applicando la tassazione sul valore. E qui arrivano le amare sorpresa.  Banca d’Italia punta il dito sui valori catastali, fermi agli anni Novanta. E ne chiede una revisione aggiornata pur sapendo che ci vorranno almeno 5 anni per attuarla.  La premessa dei banchieri è che l’attuale catasto immobiliare «tende a favorire i contribuenti più ricchi» per il divario esistente tra valori catastali e prezzi di mercato che potrebbe generare «fenomeni di iniquità». I tecnici di via Nazionale premettono che «le interferenze tra la politica tributaria nazionale e la fiscalità locale rendano il prelievo opaco per il contribuente». Insomma, non solo si paga caro, ma non si riesce neppure ad individuare e contabilizzare quanto realmente si paga per avere 4 mura. E tanto per avere con chi prendersela Bankitalia propone di «destinare ai comuni l’intero gettito Imu».   Però la chiave di volta resta la riforma del Catasto, che è stato aggiornato l’ultima volta nel 1990 e che ora registra valori molto lontani da quelli di mercato. Tirando le somme; sarebbe necessaria una «spedita revisione» che «avrebbe effetti positivi sul piano distributivo». Ricatalogare tutto il patrimonio immobiliare italiano - magari passando dai vani ai metriquadri -  è un’opera monumentale e infatti i tecnici sono consapevoli  che «il processo di revisione potrebbe richiedere tempi abbastanza lunghi, stimati nell’ordine di un quinquennio». Ma i soldi per le tasse devono arrivare subito e non fra un quinquennio. E qui scatta la proposta.  Si potrebbe anticipare qualche modifica con «meccanismi che attenuino disparità di trattamento ingiustificati». Qualche modifica che si potrebbe tradurre con una bella tassa su chi dona o riceve un bene.  Sarebbe una vera e propria patrimoniale sul morto per fregare il vivo. Non che le imposte sulla casa siano poche. Secondo  il calcolo di Confedilizia, rielaborando i dati del dipartimento delle Finanze, «il peso delle tasse sulla casa ha toccato nel 2013 i 51,3 miliardi di euro». Forse a via XX Settembre vogliono migliorare il record... di Bernardo Fedeli