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Imu e Tares via, arriva la nuova tassa: Ics

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Letta

Ignazio Stagno
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La partita per l'Imu finirà con un pareggio. Sulla schedina pronta la "x" o meglio la "Ics", la nuova imposta che sta per partorire il governo per sostituire l'Imu. Pd e Pdl ormai sono arrivati alle soglie di una guerra di posizione che sfocia in una sorta di logoramento quotidiano. Le posizioni sono note. Il Pdl dal primo giorno della legislatura mira all'abolizione dell'Imu sulla prima casa che costerebbe 4 miliardi l'anno. Il Pd punta i piedi e invece sterza verso una riforma dell'imposta. Letta aveva promesso una soluzione entro il 31 agosto. E l'estate ormai è nel vivo. Così dopo aver smentito la stangata sui villini ecco che arriva sul tavolo del governo l'"imposta casa e serivizi" (Ics), che includerebbe Imu e Tares. Pasticcio fiscale - Una sorta di compromesso che cerca di mettere d'accordo le anime della maggioranza, ma che di fatto potrebbe spaccarla. Il rischio di combinare un pasticcio è elevatissimo. La nuova imposta sarebbe un mix di tassa e imposta inedito per l'Italia. La Tares inoltre è già più cara del 60 per cento delle vecchie imposte sui rifiuti. Poi c'è il problema più grosso: chi deve pagare la Ics? La Tares è sempre a carico del residente, mentre l'Imu a carico del proprietario. Chi paga? - Durante le operazioni per il pagamento potrebbe andare in scena un cortocircuito tra affittuari e proprietari. Insomma la Ics va ancora limata.  Per Assoedilizia si tratta di una tassa "iniqua e incostituzionale" perché fonde due imposte "diverse per natura, basi impositive e criterio di calcolo". Ma un altro punto rende debole l'Ics. La diversa natura fiscale di Imu e Tares. La prima è progressiva, ovvero paga di più chi ha più immobili. La seconda invece è l'inverso. Aumenta in base alla grandezza dell'abitazione. Ovvero, per essere chiari: chi ha una casa grande ma poco utilizzata in periferia pagherà di più di chi ha un monolocale di lusso in centro. La sfida del governo è ambiziosa: rendere la Ics più leggera della somma di Imu e Tares. Un'impresa quasi impossibile. Palazzo Chigi potrebbe lavarsene le mani delegando il tutto ai comuni, che con le casse vuote sarebbero pronti a riversare il peso proprio nelle tasche dei contribuenti. E come nel Monopoli, le pedine tornerebbero al "Via" per l'ennesima volta. (I.S.)

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