Sentenza della maestrina rossa

Boldrini: "Kyenge? Il razzismo genera dei mostri"

Andrea Tempestini

Poteva perdere un occasione per dire la sua, Laura Boldrini? Domanda retorica. Risposta scontata: no, ovviamente no. Il contesto è quello della commemorazione del 2 agosto, la strage di Bologna. Dal palco della città felsina, dove si ricordavano gli 85 morti del 1980, lady Montecitorio sì, certo, parla anche della tragedia. Poi però l'attenzione si sposta. Su chi? Sul ministro Cécile Kyenge, fresca di "due di picche" alla festa leghista (un gran rifiuto che Bobo Maroni ha così interpretato: "Non viene perché sa che le sue idee sono sbagliate"). I "mostri" - Quelle della Boldrini è una difesa accorata. Ma il passo dalla difesa all'offesa è breve. Laura apre il fuoco contro il Carroccio. Ascoltando le sue parole viene da pensare a Roberto Calderoli e allo scivolone sull'orango: "Come possiamo veramente pensare che il nostro Paese sia pacificato con se stesso e con la sua storia se ancora ci sono rappresentanti delle istituzioni che offendono, umiliano e denigrano una donna nera che fa bene il suo lavoro di ministro? L'intolleranza - chiosa - genera mostri". Ma quale pacificazione? - La tirata sui mostri prosegue. Boldrini spiega: "A quei mostri dobbiamo sempre opporre il senso alto della nostra civiltà, rifiutare la provocazione senza mai cadere nella trappola dell'odio. Perché all'odio - conclude la parentesi - c'è sempre un'alternativa. E il Paese ha bisogno di coesione, non di divisioni". Lady Montecitorio parla di "mostri", e senza malizia alcuna il riferimento pare essere in toto ai leghisti. La vendoliana si chiede come sia possibile "pacificare" il Paese alzando i toni. Noi ci chiediamo come lo vuole pacificare lei, il Paese, bollando gli oppositori politici come mostri...