Alla ricerca della exit strategy

Berlusconi, niente amnistia. No del Pd: "Per uno sarebbe un'indecenza"

Giulio Bucchi

Dura una notte la speranza di Silvio Berlusconi di trovare una via d'uscita nell'amnistia. Dopo le chiusure del premier Letta, il Cavaliere confidava nella mano tesa del Quirinale e di almeno una parte del Pd. Ma dal Partito democratico, oggi, sul fronte amnistia sono arrivate solo chiusure. Nessun atto di clemenza, dunque, per il leader del Pdl "Dobbiamo andare avanti per la nostra strada", ha confidato ai suoi, accelerando sulla rotta della crisi di governo. Anche se le colombe del Pdl rilanciano l'ipotesi di uno spiraglio offerto dal Pd, nonostante tutto. Se si votasse sull'amnistia, sarebbe comunque un voto di coscienza e dunque voto segreto. Il vertice ad Arcore - I margini di manovra per evitare la decadenza da senatore di Berlusconi sono comunque molto stretti, ma in caso di caduta di Letta c'è ancora l'incognita del voto: difficilmente Giorgio Napolitano concederà al Cav una finestra elettorale entro il 2013 e senza riforma del Porcellum. Domani, a Villa San Martino, il leader azzurro vedrà a pranzo lo stato maggiore del partito: ci saranno tra gli altri, il segretario Angelino Alfano, Denis Verdini, Daniela Santanchè, Daniele Capezzone, Maurizio Gasparri, Barbara Saltamartini. Attesi anche i capigruppo, Renato Brunetta e Renato Schifani e i ministri. Si parlerà anche di Imu e Iva (questione che sta scaldando Brunetta) e il lancio di Forza Italia previsto a settembre. Pd e Scelta civica dicono no - "Amnistia? Mai presa in considerazione" - Ad esprimere la disillusione del Pdl sul fronte exit strategy ci ha pensato oggi anche la colomba Maurizio Lupi: di amnistia "non ne abbiamo mai parlato, ci sono tante proposte in giro, ma non l'abbiamo mai presa in considerazione". Le parole del ministro per le Infrastrutture e Trasporti mettono il cappello a una giornata convulsa, in cui come detto anche quella carta è presto tramontata. Contrari senza se e senza ma il Pd, Sel e Scelta civica, che ha in qualche modo scaricato il proprio esponente Mario Mauro: il ministro della Difesa, ex Pdl, aveva dato parere positivo all'ipotesi amnistia insieme al Guardasigilli Annamaria Cancellieri. "Come già più volte dichiarato nelle scorse settimane, siamo nettamente contrari a un provvedimento di amnistia", ribadiscono Danilo Leva, responsabile   Giustizia e Sandro Favi, responsabile Carceri del Pd, secondo cui anche in questo caso sarebbe un provvedimento ad personam. Rincara la dose Davide Zoggia, responsabile Organizzazione della segreteria nazionale democratica: "Il Pdl insiste nel cercare dal Pd ciò che non può ottenere, perchè è contro la legge. E ora di dire basta. E di finirla anche con i continui ripescaggi dell'idea di amnistia per salvare Berlusconi". "Amnistia come atto politico presuppone guerra civile, prepara uscita di scena degli sconfitti. Non confondiamo gli italiani", scrive su twitter Andrea Romano, deputato di Scelta civica ed esponente della fondazione Italia Fura di Luca Cordero di Montezemolo. Il Pdl invece apriva a Mauro e Cancellieri: "Il blocco dell’amnistia sta producendo conseguenze inaccettabili", dichiarava Fabrizio Cicchitto, mentre per Sandro Bondi "se due membri autorevoli del governo affrontano con serietà e lungimiranza il problema dell amnistia, ciò ha un valore che non può essere eluso, sottovalutato o accantonato da chi ha a cuore le sorti dell’Italia". Discorso chiuso, però, perché per votare un provvedimento di amnistia servono i 2/3 dei voti in Parlamento. Impossibile, in questo scenario.   Servizi sociali  Si fa però strada l'ipotesi dell'affidamento ai servizi sociali per cui da sempre spingono i legali del Cav e per cui starebbero facendo pressioni anche i figli Marina e Pier Silvio e i vertici Mediaset. I servizi sociali con il rinvio della Severino davanti alla Consulta offrirebbero molti vantaggi a Berlusconi (leggi l'articolo)