Berlusconi: "Se mi fanno decadere governo va a casa"
Roma, 30 ago. (Adnkronos) - "Ora si ripete ancora la stessa situazione, perche' attraverso delle misure giudiziarie che nulla hanno a che vedere con la democrazia, si cerca di togliere di mezzo il sottoscritto che per vent'anni e' stato considerato ed e' ancora considerato un ostacolo insormontabile dalla sinistra per tenere il potere". Lo ha detto Silvio Berlusconi in collegamento telefonico con Bassano del Grappa dove era in corso il direttivo dell'Esercito di Silvio'. "Siamo responsabili, speriamo che questo governo possa andare avanti. Sarebbe una cosa assolutamente disdicevole se cadesse. Ma naturalmente non siamo assolutamente disponibili a mandare avanti il governo, se la sinistra dovesse intervenire su di me, leader del pdl, impedendogli di continuare a fare politica" ha sottolineato il Cavaliere. "Abbiamo fatto le larghe intese, che noi chiamammo governo di pacificazione per vedere se si potesse mettere fine alla guerra civile, quella guerra fredda partita dopo il '48. Invece avete visto quello che e' successo, siamo ancora in mezzo al guado". "Il governo Letta ha fatto varie cose buone, come l'abolizione dell'Imu, i nostri ministri hanno lavorato benissimo". Ma "siamo ancora in mezzo al guado". Il Cavaliere quindi torna ad attaccare i magistrati. "Abbiamo un'occasione, i referendum dei radicali sulla giustizia. A cominciare da quello sulla responsabilità dei giudici. Finora i giudici vivono in un Olimpo, sono persone che, come gli altri impiegati pubblici, hanno semplicemente vinto un concorso, eppure sono incontrollabili, non rispondono a nessuno, sono assolutamente irresponsabili". Per il Pd, replica il ministro per i Rapporti con il parlamento, Dario Franceschini: "Il ricatto di Berlusconi va respinto al mittente a stretto giro di posta: non violeremo mai le regole dello Stato di diritto per allungare la durata del governo". Il Cavaliere è rientrato a Roma dopo un 'ritiro' di oltre 20 giorni ad Arcore e ha convocato un vertice ristretto per studiare le contromosse di fronte al muro del Pd, in vista del 9 settembre, quando la Giunta del Senato avviera' l'esame sull'ineleggibilita' dell'ex premier. La linea resta quella dura: la 'legge Severino' non puo' essere applicata al caso Berlusconi, perche' cosi' si violerebbe la Costituzione. Durante il summit, raccontano, si sarebbe ragionato sul percorso politico da seguire, una sorta di road map, con le prossime mosse. Berlusconi continua a non farsi illusioni sull'esito del 'verdetto' sul nodo della decadenza, ma non ha alcun interesse, almeno per ora dopo l'abolizione dell'Imu, a staccare la spina al governo Letta. Ad ascoltarlo erano solo in cinque, tutte 'colombe': il vicepremier Angelino Alfano, i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta, il presidente della commissione Esteri di Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, e Gianni Letta, vera cinghia di trasmissione con il Colle e 'pontiere' nei momenti piu' difficili. Il clima in via del Plebiscito "e' stato costruttivo e positivo", assicurano. E l'umore del Cav, riferiscono, e' sembrato piu' sereno anche se la decisione di Giorgio Napolitano di nominare proprio adesso i 4 senatori a vita ha destato molti malumori interni, soprattutto tra i 'falchi', che hanno interpretato la scelta del Colle come un chiaro segnale politico, se non proprio come uno "schiaffo" all'ex premier. Il Pdl insistera', dunque, sull'irretroattivita' della 'Severino' e sulla necessita' che la Giunta blocchi i lavori in attesa di un pronunciamento della Corte costituzionale sulla decadenza. Berlusconi non ha ancora deciso se fare un intervento in Aula al Senato sulla giustizia, ma dopo l'incontro con Marco Pannella avrebbe ribadito la necessita' di mobilitarsi per la raccolta delle firme sui referendum dei radicali.