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Alfano non spacca il PdlTormentato da falchi&colombelui media (e diventa leader)

Angelino Alfano

Andrea Tempestini
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Ci si immaginava che dopo il voto di fiducia (o di sfiducia) al governo Letta il quadro sarebbe stato più chiaro. Ma il colpo di teatro di Silvio Berlusconi, l'ok al premier arrivato al fotofinish, e tutto ciò che ne è seguito hanno frustrato le speranze di chi sperava di avere le idee chiare. La scissione è stata sfiorata, ma non è (ancora) avvenuta. Falchi e colombe continuano a condividere lo stesso nido, sempre più diffidenti, sempre più polarizzati. Il Cavaliere, in definitiva, non si è ancora schierato: il round più importante lo hanno vinto i "moderati", ma subito dopo l'ex premier è andato all'attacco proprio di Angelino Alfano, il grande protagonista. Il Cav gli ha ricordato che con lui il Pdl è al 12%, e si è riservato il diritto di riflettere sulla possibilità che sia un traditore ("Mi ha tradito? Su questo non rispondo"). "Alfano non farà la fine di Fini e non spaccherà il centrodestra" Il videocommento di Pietro Senaldi Pitonesse - La confusione, insomma, continua a regnare sovrana sotto al cielo del Pdl. In parallelo continuano le fluttuazioni di Berlusconi. Ma Silvio, ora, non è più al centro assoluto della scena. Ora tiene banco Alfano. Tiene banco la possibile scissione. Tengono banco i gruppi e le probabili divisioni. L'esito pare certo: il partito si spaccherà. La frattura, al più tardi, arriverà nel momento in cui la nuova Forza Italia prenderà il posto del Pdl. Impossibile pensare che la "FI 2.0" vada alle colombe. Dunque, pasionari da una parte e colombe dall'altra. E il Cav? Si vedrà. Tra gli azzurri c'è chi spinge per la rottura immediata. Daniela Santanchè, per esempio, che trafigge Alfano predicendogli un futuro di disastri, come quello di Gianfranco Fini. Ma sono tutti i "duri e puri" azzurri, pur non esponendosi, a volere l'immediata spaccatura: Bondi, Capezzone e Brunetta tra gli altri. Semplice il presupposto del loro ragionamento: la linee divergono, meglio fare subito una conta interna. E agire di conseguenza. I tempi - Alfano, da par suo, vuole frenare le operazioni. Anche il segretario ha i suoi falchi - per esempio Roberto Formigoni, o Giovanardi - che chiedono l'immediata formazione di nuovi gruppi. Di fatto hanno la stessa posizione della pitonessa. Ma, forse, peccano in termini strategici. Angelino vuole dilatare i tempi, magari attendere la decadenza del Cavaliere (chi comanda quando lo fan fuori, anche se fuori dai giochi non lo sarà mai?), nel frattempo cercare di allargare il suo consenso all'interno del partito. Eppoi prova sentimenti di sincero affetto, stima e riconoscenza per Berlusconi: non vuole pugnalarlo, vuole provare, per quanto possibile, a ricomporre i cocci. Pur sapendo che la frattura nel partito non potrà mai essere sanata per intero, spera di ricucire con Berlusconi, di non separare il suo destino da quello di Silvio. Meglio rimandare, insomma, a partire dalla formazione di gruppi alla Camera e al Senato. Impulsivi - Complice l'ecatombe di Lampedusa il Pdl riesce a prender tempo: come mercoledì sera era slittato il faccia a faccia tra Berlusconi ed Alfano, oggi è stata rinviata la riunione del gruppo: "La tragedia di Lampedusa è troppo grande per poterci dedicare oggi alle vicende interne", ha spiegato Berlusconi. Stop ai gruppi, ma non alle dichiarazioni. E così ecco Carlo Giovanardi, che ha spinto a tutto gas fino all'ultimo sulla spaccatura, che spiega senza giri di parole: "Non rinunciamo a stare nel centrodestra. Vogliamo stare nel Pdl e nel Ppe. Se altri vogliono fondare Forza Italia ne prendiamo atto". Come dire: noi da qui, voi di là. Subito. Poi il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, secondo la quale con la fiducia a Letta, comunque, c'è stata "una rappresentazione plastica della frattura nel partito", e che per "aderire a Forza Italia ci dovrebbe essere un chiarimento molto forte sulla linea politica". Parole da falco. Da falco nel nido di Alfano. Paludati - Ma tra le truppe guidate dal segretario c'è chi, come il segretario stesso, persegue la via della prudenza. Fabrizio Cicchitto, ideologo del gruppo alla Camera, spiega che la nascita delle nuove formazioni parlamentari, a cui ambisce forse più di tutti, "è una questione tutta da vedere. Scissioni? Non abbiamo esaminato il termine nemmeno lontanamente". Poi i paludati Gasparri e Matteoli, trattativisti per definizione, secondo i quali "l'unità del Pdl è l'obiettivo primario che dobbiamo avere in questa fase". Oppure Renato Schifani, che nella serata di mercoledì elogiava la scelta di Berlusconi, la fiducia con cui ha ricompattato il gruppo. Eppure anche Schifani, forse, è tra le colombe pronte a spiccare il volo. Proprio come Nunzia De Girolamo, avvistata a cena con Berlusconi e la Pascale dopo la fiducia a Letta, secondo cui "non ci sono né divisioni né scissioni". Alfano, come detto, media. Attento, accorto, molto poco sprovveduto. E, minuto dopo minuto, diventa sempre più leader. di Andrea Tempestini @antempestini

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