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Selvaggia Lucarelli ci raccontala "telenovela di fine impero"che si consuma a casa Berlusconi

Lucarelli, Biancofiore, Pascale e De Girolamo

Risse smentite, scontri tra la fidanzata e i dirigenti del Pdl, poi le dimissioni con giallo della Biancofiore e le intercettazioni: il Cav è davvero accerchiato

Andrea Tempestini
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In questi giorni la politica è meglio di Un posto al sole. Fossi al posto di Piersilvio, toglierei «Il segreto» dal palinsesto di Canale 5 e lo sostituirei con la telenovela italiana «Fu Mattia Pascale», tutta incentrata sulle beghe da fine impero che stanno coinvolgendo i diversamente berlusconiani e gli ugualmente peracottari attorno a Silvio e alla fidanzata badante Francesca Pascale.   Non so voi, ma a leggere le cronache degli ultimi giorni, ho sognato di essere una mosca, un piegaciglia nel beautycase della Pascale e di poter assistere alle accese discussioni che animano le giornate e le nottate di Palazzo Grazioli, perché quello che si racconta, se è vero,  merita buio in sala, popcorn e occhialini 3d. Intanto c'è la storia della (presunta) rissa tra Mara Carfagna e Nunzia De Girolamo avvenuta proprio tra le mura della residenza romana dell'ex premier alla presenza di molti testimoni compreso il diversamente mammifero Dudù. Inutile dire che immaginare le due avvenenti fanciulle rotolarsi nella macchina del fango con la colomba Nunzia che molla il ramoscello d'ulivo e afferra l'Rpg gridando «Ricorda cosa hai fatto con Bocchino!» e il falco Mara la quale evita di rammentarle che lei fa lo stesso con Boccia per risparmiare orrore e raccapriccio tra i presenti, ma grida «Traditrice!», è puro godimento.  Pare perfino che lo stesso Silvio Berlusconi sia intervenuto per sedare la rissa fisica tra le due  e non vi sfuggirà certo il fatto che l'evento  ha dell'incredibile: è la prima volta che l'ex premier impedisce a due donne di toccarsi in sua presenza. Per dovere di cronaca, va detto che Mara e Nunzia hanno smentito categoricamente l'accaduto in una nota congiunta che recita così:  «In questo momento delicato della vita del nostro movimento politico a prevalere sono il dialogo e il confronto, anche serrato, su idee e prospettive, non di certo le intemperanze e gli eccessi che, per altro, non ci appartengono». In pratica, non vedono l'ora di riprendersi a schiaffoni a mani aperte.   Ma l'episodio clamoroso della telenovela «Fu Mattia Pascale» non è neanche questo. La lite Pascale-Verdini, sempre secondo le ricostruzioni più o meno ufficiali, tocca dei picchi trash ancora più sublimi.  Le cose sarebbero andate all'incirca così. La Pascale va in pizzeria con Maria Rosaria Rossi - evidentemente a fine mese aveva superato il tetto di spesa di due milioni di euro nella carta di credito di Silvio - e ordina birra media e capricciosa. Torna a casa a Palazzo Grazioli verso le undici pensando di sdraiarsi sul divano e guardarsi la puntata registrata di «Uomini e donne» per capire se è vero che Angela favolosa cubista è decaduta pure lei, e si ritrova la Gelmini, Verdini, la Carfagna, Brunetta, falchi, colombe, pollame e galline ovaiole, che le fumano in soggiorno con Dudù sottovento. Verdini ha perfino i piedi appoggiati sul suo fornetto asciugasmalto. È un attimo. La Pascale non ci vede più dalla fama e con una bella piazzata a suon di «questa è anche casa mia!» comincia a litigare con Verdini. Ora, immaginate quest'uomo che un tempo litigava con la Banca d'Italia, che si ritrova a litigare con Miss Calippo e avrete un'idea chiara di cosa voglia dire «decadenza di un impero». Fatto sta che Silvio prende le difese di Miss Calippo per evitare di trascorrere la notte nella cuccia di Dudù e falchi e colombe abbandonano il nido dell'aquila di Fuorigrotta. Come poi sia trascorsa la serata non si sa, ma qualcuno sostiene che un uomo molto simile a Silvio Berlusconi sia stato visto entrare alle due di notte nel motel Charlie e chiedere una singola con bagno in camera.  Ma non è finita qui, perché le beghe proseguono con la faccenda delle dimissioni della Biancofiore, volute fortemente da Alfano, uno che quando si tratta di far saltare le teste indica proprio il nome dell'unica che notoriamente ne è sprovvista. Immaginate il dramma di questa donna. Perfino il suo famoso cagnetto Puggy, celebre perché secondo la sua lucida padrona saprebbe intonare l'inno di Forza Italia,  ha smesso di botto di cantare «Menomale che Silvio» c'è e ha passato la notte a ululare in terrazzo «Perdere l'amore». E poi c'è stata la telefonata trasmessa da Formigli, che voglio dire, l'hanno intercettato pure quando la Minetti gli chiedeva di fa riparare il boiler, e quest'uomo non ha ancora capito che al telefono non deve neanche più chiedere a Marina se Cadorna è area C. Infine Crimi, che riesce nell'epica impresa di fare una battuta sul Cavaliere più infelice di tutte le battute che il Cavaliere abbia mai fatto dal cretaceo ad oggi su donne, anziani, bambini, razze, religioni, orientamenti sessuali e granchi pelosi. E la telenovela non finisce certo qui. Manca la puntata più importante: che ne sarà della testa di Sallusti? Paolo Berlusconi confermerà le sue intenzioni di lasciarlo al suo posto? Ma soprattutto: non è che lo troveranno prima, trafitto dal palo di un ombrellone del Twiga a seguito di un sereno confronto di idee con la diversamente incazzata Daniela Santanchè? Alla prossima puntata di «Fu Mattia Pascale». di Selvaggia Lucarelli

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