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Forza Italia, grosso guaio per Silvio Berlusconi: la secessione di Forza Italia tra nordisti e sudisti

Andrea Tempestini
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Non bastano i sondaggi a compattare il centrodestra. Questo è arcinoto, e la battaglia per la leadership che si consuma sull'asse Silvio Berlusconi-Matteo Salvini lo dimostra in modo lampante. Peccato però che le lacerazioni siano ancor più gravi. E profonde. In Forza Italia. Già, perché il partito - lo dimostrano attacchi e dichiarazione - si è spaccato tra nordisti e sudisti. Una sorta di scissione ideologica alla quale, nel peggiore degli scenari, potrebbe seguire una scissione reale. Effettiva. Si parte, come spesso accade, dagli attacchi di Giovanni Toti: "Al Sud mi preoccupa l'incapacità nostra di creare consenso e fare squadra", ha affermato. E ancora: "Al Sud, dove eravamo un partito egemone, fatichiamo a far sentire la nostra voce. Farei un po' di autocritica". Un attacco frontale contro i colleghi del partito delle regioni meridionali, come sottolinea Il Tempo in un approfondito retroscena. Una presa di posizione, quella del governatore ligure sempre più vicino alla Lega Nord, che arriva solo 24 ore dopo l'affondo dell'altro "nordista", Paolo Romani: "Abbiamo certamente il problema della Campania - ha affermato il capogruppo al Senato -, in cui c'è necessità di allargare il consenso oltre Forza Italia e per questo dovremo lavorare". Nel mirino, ovviamente, ci sono dei pezzi grossi della Forza Italia del sud: Mara Carfagna, Nunzia De Girolamo e Domenico Siano tra gli altri. Toti, su di loro pur senza citarli, ha chiosato: "Di recente abbiamo preso solenni schiaffi, da Salerno a Napoli". Parole da guerriglia vera. Parole, appunto, da "secessione". Il "bubbone" che nel partito covava da anni, ora che le elezioni paiono più vicine, è clamorosamente esploso. Ad innescarlo, la discussione sul Rosatellum bis: spingendo i partiti a coalizzarsi, dal fronte meridionale è visto con sospetto: nessuno, infatti, vuole la Lega Nord, per esempio. Ma ci sono anche altre ragioni a motivare la frattura. Per esempio, di contro, il fronte nordista spinge per l'intesa con Salvini e Giorgia Meloni (mentre il fronte "sudista" guarda al Ppe). Poi, ovviamente, c'è che insistendo sull'incandidabilità di Silvio Berlusconi vorrebbe tentare la scalata al partito. I nomi? I soliti noti, in primis Toti e chi fa riferimento alla sua area. E tutto ciò anche se, secondo il "partito campano", il Cav per Toti e Romani ha sempre avuto un occhio di riguardo. Una polveriera, insomma. Un rebus. Una storia il cui finale è ancora tutto da scrivere

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