Legge elettorale, ecco a chi conviene il Rosatellum
Comincia alla Camera l' iter della legge elettorale. Ieri in Commissione Affari Costituzionali i primi voti sul Rosatellum rivisitato. L' esame andrà avanti fino a giovedì, quando inizieranno le votazioni, quelle importanti. Gli emendamenti presentati da tutti i gruppi sono 321. Di questi 31 sono del Partito democratico e 16 di Forza Italia, i due contraenti principali del nuovo "patto" sulla legge elettorale. Alla prova del voto si capirà quanto sono serie le intenzioni dei partiti. Però c' è già un primo segnale positivo. E lo sottolinea il presidente della Commissione Andrea Mazziotti: «Gli emendamenti presentati sono un numero ragionevole, c' è un clima diverso rispetto all' inizio dell' iter del proporzionale, quando ne vennero presentati circa 780». Il momento verità arriverà la prossima settimana, quando, il 10 ottobre, è previsto l' arrivo del testo nell' emiciclo di Montecitorio. Qui le nuove norme, che prevedono un mix di proporzionale puro (per il 63 per cento dei seggi) e di maggioritario (231 collegi uninominali pari al 37 per cento dei deputati da eleggere), dovranno superare le forche caudine dei voti segreti. E i punti a rischio non sono pochi, a cominciare da preferenze, quote di genere e voto disgiunto. Il pericolo dunque di ripetere il fiasco di giugno, quando la Camera al primo voto segreto delicato ha affossato il tedeschellum (una legge che teoricamente aveva il supporto di oltre il 70% dei deputati), è alto. Il nuovo Rosatellum (una specie di Mattarellum invertito nelle quote di uninominale e proporzionale) ha già ottenuto il consenso in Commissione sul testo base di Partito democratico, Forza Italia, Lega Nord, Ap, Scelta Civica-Ala, Centro-democratico e Direzione Italia. Sulla carta si tratta di un ampio arco parlamentare, ben oltre la maggioranza di governo: contrari le sinistre (sia Mdp che Sinistra Italiana), il Movimento 5 Stelle e Fratelli d' Italia. Sulla carta il Rosatellum parte da un potenziale di circa 440 voti favorevoli - solo una ventina in meno dei consensi del tedeschellum - pari a quasi il 70% dei deputati. In pratica, rispetto all' accordo di giugno, si sono sfilati i grillini, e sono stati sostituiti dai centristi di Ap, Ala, Scelta Civica e Centro democratico. Si parte dunque con numeri più ridotti rispetto al Tedeschellum, ma con due differenze di non poco conto. Allora il patto a quattro siglato dai principali partiti si fondava sulla previsione di elezioni anticipate a settembre e ciò ha sicuramente giocato un ruolo decisivo nel solleticare l' istinto di autoconservazione dei deputati. La seconda differenza è che i nuovi contraenti del patto sono più affidabili dei grillini. Berlusconi e Renzi possono avere reciproche convenienze nell' appoggiare questa legge. Nelle nuove regole sono insiti alcuni vantaggi per i capi partito, perché l' adozione dei collegi uninominali "salva" i partiti dalla lotteria delle preferenze e dà la facoltà ai partiti di scegliere i candidati, nella parte proporzionale, in liste bloccate. E, fatto non irrilevante in particolar modo per il centro-destra, evita a Berlusconi di dover fare un listone con Salvini e Meloni per tentare di concorrere al premio di maggioranza oggi teoricamente vigente per la Camera dei deputati. Per i centristi invece il ritorno delle coalizioni può rappresentare un atout per giocarsi il proprio ridotto peso elettorale anche nei collegi di coalizione oltreché in un proporzionale che offre loro la soglia del 3%. Le incognite comunque sono molte: fra i più scettici ci sono i parlamentari forzisti del Sud e i pd del Nord. Entrambi timorosi di non essere sufficientemente competitivi nei rispettivi collegi uninominali. di Andrea Valle