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Alessandro Di Battista, attacco a Sergio Mattarella sulla riforma elettorale: nel mirino c'è anche Luigi Di Maio

Andrea Tempestini
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Nel M5s dei rancori e dei veleni, tra mille rancori e altrettanti veleni, come candidato premier è stato "nominato" Luigi Di Maio. Una scelta presa in alto. In altissimo tra i grillini. Una scelta che, come detto, non è piaciuta a tutti. E forse, tra questi tutti, c'è anche l'altra "prima punta" pentastellata, ovvero Alessandro Di Battista, il quale, si sussurrava, avrebbe potuto competere con Di Maio per la nomina, salvo poi non farlo. E il fatto che, in un qualche modo, la scelta non gli sia piaciuta, come nota La Stampa, lo dimostra il suo intervento a Mezz'ora in più di Lucia Annunziata su Rai 3. "È in atto un colpo di Stato istituzionale - ha sbraitato come al solito il grillino -, il presidente della Repubblica non deve firmare la legge elettorale". Insomma, secondo Dibba - fresco papà - il M5s deve fare guerra al Rosatellum bis. E non solo: sempre Dibba chiama in causa Sergio Mattarella, al quale chiede di non firmare il provvedimento: "Non è democratica una legge che non garantisce i diritti dei cittadini che votano ma serve solo per andare contro una forza politica. Io spero che non passi e mi auguro che Mattarella si ricordi dei vizi che aveva il Porcellum e l'Italicum. Spero che si accorga dei rischi", conclude. E dove sta lo scontro con Di Maio? Sta nel fatto che, cinque giorni fa, è stato ricevuto proprio da Mattarella e proprio per parlare di riforma elettorale. Tra i due c'è stato un confronto franco, con toni pacati. Tutto l'opposto rispetto a quelli usati da Dibba. Mattarella, al candidato premier M5s, ha fatto sapere che il suo ruolo è quello di attendere la decisione del Parlamento ed, eventualmente, in seguito intervenire. Ovvero decidere se firmare oppure no. Ma Di Battista, come detto, va subito molto più in là, affermando che "non avrebbe dovuto firmare" nemmeno l'Italicum. Insomma, mentre Di Maio tesse la tela al Colle, Di Battista gliela strappa via. L'ultima conferma su quanto il loro rapporto sia teso e ballerino. Forse, Dibba, non si ritrova più in questo M5s. Tanto che, interpellato dall'Annunziata sulla possibilità di ricandidarsi per la prossima legisaltura, non risponde.

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