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Sconfitta elettorale e un'altra scissione, il Pd si prepara a governare con Berlusconi

Zaccardi Michele
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Per Emanuele Macaluso, comunista di prima generazione, amico e consigliere dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non ci sono dubbi: Renzi vuole andare al governo con Forza Italia. A conferma di ciò la fiducia posta sulla legge elettorale, che aveva lo scopo di "togliere di mezzo Gentiloni", che il segretario dem considera "un intralcio alla sua corsa verso la ricandidatura", dice Macaluso intervistato da Il Fatto Quotidiano. "Avevano mille modi per portare avanti la legge elettorale" continua l'ex senatore del PCI. "E invece gli hanno imposto di fare una cosa fuori dalle regole e dalla vita parlamentare. La fiducia del governo per una legge sulla quale aveva scelto di non immischiarsi". Risultato: bruciato Gentiloni e apertura al corso degli eventi che vedranno Berlusconi nel ruolo di "alleato eterno". Per Macaluso il fatto che Renzi tenga la porta aperta al Cavliere, significa che prevede, nei prossimi mesi, un'altra scissione all'interno del Pd, "divenuto luogo di incontro di personaggi minori, una specie di partito pigliatutto senza una linea e con una leadership che bada a cucire sul suo corpo il vestito della politica". Tradotto: il Pd fa una legge elettorale per se stesso e il suo segretario. A Macaluso fa eco Michele Emiliano, governatore della Puglia e sfidante di Renzi alle ultime primarie. Secondo Emiliano, il segretario dem ha messo in conto la sconfitta, "dà per scontato che arriviamo terzi", e considera la probabile batosta alle urne come una "catarsi, che consenta al Pd di purificarsi per diventare esclusivamente renziano". Renzi punta dunque alla costruzione di un partito personale, il suo partito, che gli consenta di avere mani libere. Il pronostico di Macaluso circa una seconda scissione nel Pd, sembra trovare conferma nella bellicosità del governatore della Puglia che, intervistato da Il Corriere della Sera, dice che "se Renzi fosse lungimirante, cercherebbe di avere Emiliano dalla sua parte". Per poi minacciare velatamente il segretario sui posti in lista alle prossime elezioni: "Se venissimo indispettiti potrebbero esserci problemi gravi, rischieremmo di essere meno convincenti in questo tentativo di sostenere il Pd, già pieno di dubbi".

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