Matteo Salvini: "Per un governo chiamerei Beppe Grillo"
"L'obiettivo è il governo di centrodestra. Ma se all'indomani del voto non dovessimo avere la maggioranza, io non chiamerei mai Gentiloni, Renzi e Alfano. Gli italiani sono stanchi dei governissimi, hanno prodotto disastri. Piuttosto alzerei il telefono e chiamerei Beppe Grillo". A parlare, in un'intervista a Repubblica, è il leader della Lega Matteo Salvini. Eppure, quel Grillo che il segretario del Caroccio ipotizza come possibile alleato di governo, l'ha appena attaccato definendolo un "poveraccio" venuto a prendere i voti al Sud, nella sfida per la Sicilia. "Ecco, vedete? Lui mi da del poveraccio, mentre io gli tendo la mano. Mi accusa di essere venuto qui a prendere voti, sai che scoperta, è proprio quello che sono venuto a fare. Come lui, del resto". E il segretario del Carroccio liquida seccamente l'argomento ius soli, su cui ora il governo pare intenzionato a mettere la fiducia: "Vogliono coprirsi a sinistra, ma è pura follia, una roba che non interessa agli italiani e nemmeno agli stranieri. Qualcuno propone il referendum abrogativo. Ma noi la legge dobbiamo fermarla prima e ci riusciremo. Quella roba non deve uscire dal Parlamento. Se vanno avanti, piantiamo tende e sacchi a pelo dentro e fuori il Senato. Li avverto: passeranno il Capodanno in aula. Li convinceremo a cambiare idea con ogni mezzo. Legale, non violento, come sempre". "Finalmente Salvini ha calato la maschera, svelando in realtà il segreto di Pulcinella: il primo che chiamerebbe per un eventuale governo sarebbe Beppe Grillo. D'altronde, come noi avvertiamo da tempo, Lega e M5S hanno la stessa piattaforma e propongono lo stesso programma sovranista, sfascista e populista. Sono sovrapponibili, se non addirittura identici". A dirlo è il piddino Gianfranco Librandi. Il parlamentare spiega poi "che votando Salvini gli elettori consegnano di fatto il loro voto e il Paese ai 5S e a un futuro fuori dall'euro e dall'Europa. Le proposte economiche e monetarie di Salvini e Borghi sono surreali, porterebbero l'Italia al default in pochi mesi. Dazi, barriere, isolazionismo e autarchia: un suicidio per le nostre imprese che stanno esportando come non mai".