L'intervista

Storace: "Facciamo una Destra moderna dal sapore antico, come An"

Giulio Bucchi

"Una destra moderna dal sapore antico". Quasi romantico il Francesco Storace che ci risponde al telefono nel tardo pomeriggio di un giorno pieno, a poche ore dall'uscita di un nuovo numero del suo quotidiano Il Giornale d'Italia. Direttore, cosa significa "destra moderna dal sapore antico"?  "Ricorda An? Bene, ricorda il logo? Il logo bianco e blu di un partito di destra nuova, moderna appunto e lo stemma del Msi sotto a ricordare lo humus nel quale An affondava le radici".  Nostalgico di tempi passati? "Non si tratta di nostalgismo, tutt'altro". Lei se ne andò dal partito. Lo sta rivalutando? "Vede, non me ne sono andato via da An perché mi spiacesse ma perché in quel momento si stava compiendo un passo verso la famiglia del Partito Popolare Europeo. Passo che non ho condiviso, che non ho ritenuto in linea con una storia. Quanto al passato An è stato un partito di destra che ha portato avanti idee di destra". Ha sentito di Officina per l'Italia di Giorgia Meloni? Pensa di parteciparvi? "Non sono stato contattato in merito ad Officina ed in generale è un po' che non sento la Meloni. Che dirle? FdI mi piace come mi piace anche Giorgia e non è una cosa nuova: le ricordo che al nostro congresso del Novembre 2011 (Torino, ndr), quando Monti faceva ormai capolino, la Meloni fu l'unico ministro del Governo Berlusconi a venire da noi e il suo intervento fu il più applaudito". Destra per destra parliamo anche di Fini. Indiscrezioni lo vorrebbero intento a scrivere le sue memorie. Cosa ne pensa?  "Che quando è stato il momento gli ho espresso il mio disappunto in modo anche piuttosto franco. Fini ha fatto degli errori e certamente non leggeri, ma non è stato l'unico a commetterli: ha sbagliato anche chi lo ha seguito e sostenuto". Cosa si augura per il futuro?  "Che nasca qualcosa di destra, e dico destra non centro destra, alternativo sia alla sinistra sia a realtà più centriste".  di Marco Petrelli