Polemica

Sergio Costa candidato del M5S? La furia del dem Anzaldi: "Inaccettabile"

Alessandra Menzani

"La candidatura del generale dei Carabinieri a ministro è una brutta caduta di stile, uno strafalcione istituzionale, ma soprattutto una grave strumentalizzazione dell'Arma dei carabinieri a soli 7 giorni dal voto. L'utilizzo della divisa dei carabinieri per fare campagna elettorale è unaccettabile".  Il giudizio di Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico, sulla candidatura di Sergio Costa a ministro dell'Ambiente di un ipotetico governo a Cinquestelle, è netto. L'annuncio di Di Maio - arrivato durante la puntata di "Mezzora in più" - che nell'improbabile caso di una maggioranza assoluta grillina, la prima casella ministeriale sarebbe occupata dal generale della Forestale impegnato in Campania suscita in Anzaldi più motivi di contrarietà.  Sulle qualità professionali di Costa non è facile avere delle perplessità, considerato il suo impegno nella lotta agli ecoreati. Che cosa la lascia tanto perplesso, dunque?  "Il problema, infatti, non è il curriculum del generale Costa. Ma una così aperta presa di posizione da parte di un alto ufficiale delle forze dell'ordine a pochi giorni dal voto. Questo annuncio è finalizzato esclusivamente a fare propaganda per il Movimento 5 stelle. È grave che un alto ufficiale si sia prestato, a pochi giorni dal voto".  Ma Costa non è libero come di poter dichiarare la sua disponibilità a un incarico ministeriale?  "La carica che ricopre riduce questa sua libertà. Stiamo parlando di un generale di brigata. Ovvero di un ruolo di vertice dell'Arma dei Carabinieri".  E qual è il problema, allora?  "Nessuno mette in dubbio le prerogative costituzionali, che appartengono a ciascun cittadino. E se si fosse candidato, a parte l'imbarazzo, per un generale, di trovarsi in lista in compagnia di indagati per riciclaggio,  condannati per Cd falsi e furbetti del bonifico, sarebbe stato anche normale. Ma qui siamo in presenza di una dichiarazione di voto per un partito a sette giorni dal voto. Ed è  francamente è cosa diversa".  Lei dice, in sostanza, che il fatto di ricoprire una carica tanto importante richiederebbe una maggiore neutralità.   "Senza dubbio. Nessun ufficiale si sognerebbe mai di fare una pubblica dichiarazipne di voto, quando è ancora in carica. Chi guida un corpo dello Stato come i Carabinieri non può schierarsi pubblicamente a favore di una parte. Se era interessato a far politica con i Cinquestelle, poteva candidarsi al Parlamento".  Ma questo avrebbe comportato le dimissioni, lei dice.  "Esatto. Costa punta invece a una poltrona da ministro saltando un passaggio che porta con sé dei rischi. Il suo è  un grave atto di opportunismo. E per compierlo sacrifica l'imparzialità che un organo di garanzia non deve mai perdere".  Costa però ha chiarito che è in licenzia fino al 5 marzo. Non è abbastanza per fugare i dubbi rispetto a una mancanza di neutralità?  "No, non è abbastanza. Perché, anche se in licenza, Costa utilizza il prestigio e la credibilità dei Carabinieri per far propaganda a un partito. Anche perchè il primo a dire che non avrà mai i voti per fare un governo da solo è lo stesso Di Maio. Insomma, si risolverà tutto in una trovata pubblicitaria a sette giorni dalle elezioni, ma intanto la candidatura di Costa rimane una brutta caduta di stile, uno strafalcione istituzionale, ma soprattutto una grave strumentalizzazione dell'Arma dei carabinieri a soli 7 giorni dal voto. L'utilizzo della divisa dei carabinieri per fare campagna elettorale è unaccettabile". El.Ca.