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Luigi Di Maio e la lista dei ministri a Mattarella, il costituzionalista: "Nessun valore giuridico e istituzionale"

Giulio Bucchi
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Un atto di "nessun valore giuridico". A riportare sulla terra Luigi Di Maio è il professor Massimo Luciani, esperto costituzionalista, che giudica in maniera lapidaria la decisione del Movimento 5 Stelle di consegnare (via mail) al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la lista dei propri ministri. Atto perlomeno "irrituale", dal momento che la presentazione dei candidati al Quirinale avviene solo dopo la constatazione di una maggioranza solida nelle due Camere. Di Maio ha invece deciso di farlo prima ancora del voto. Leggi anche: "L'irritazione del Quirinale", Di Maio si fa male da solo "Distinguerei tra atti formali e mere iniziative politiche che verranno giudicate dagli elettori...", spiega il professor Luciani al Corriere della Sera. "È una iniziativa politica alla quale non darei molta importanza istituzionale. E poi, anche se avesse la maggioranza assoluta, nessun partito potrebbe imporre i nomi dei componenti del governo al capo dello Stato. Il presidente Scalfaro ritenne di non nominare Previti al ministero della Giustizia come era stato chiesto da Berlusconi". Si è parlato di imbarazzo per il Capo dello Stato, che di fronte a Di Maio che gli aveva chiesto un colloquio al Colle ha risolto la questione affidandolo al segretario generale Ugo Zampetti.  "Non ritengo che questa iniziativa possa mettere in imbarazzo il presidente. Che opportunamente, alla vigilia delle elezioni, ha ritenuto di non doversi confrontare con il rappresentante di un partito". Di Maio ha parlato di "gesto di cortesia istituzionale" ma il sospetto è che la presentazione della lista, con nomi già snocciolati in vari appuntamenti tv, sia stato in realtà una trovata mediatica: "I giochi per il governo si aprono dopo le elezioni in un contesto formale regolato dalla cornice prevista dall'articolo 92 - taglia corto il costituzionalista -. Per arrivare alla nomina dei ministri bisogna passare da parecchie stazioni: il voto, le consultazioni, l'incarico, l'individuazione di una maggioranza, la proposta dei nomi dei ministri e l'interlocuzione con il capo dello Stato". Che, conclude, non è un semplice passacarte: "Se quello del presidente fosse un ruolo notarile, Scalfaro non avrebbe potuto far spostare Previti dalla Giustizia alla Difesa". Di Maio è avvertito, se mai toccherà davvero a lui.

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