Pd, il disastro elettorale e il tracollo economico: 19 milioni di rosso, addio Nazareno
Un disastro politico, un tracollo economico. La sconfitta del Pd alle elezioni del 4 marzo, un risultato storico per la sua entità, costa alle casse dei democratici la bellezza di 19 milioni di euro. È il frutto del primo voto dopo l'azzeramento dei rimborsi elettorali. Leggi anche: Psicodramma Pd, l'assemblea finisce in rissa Di fatto, da quest'anno i partiti si alimentano solo con i contributi interni e le donazioni. Il Pd, da statuto, chiede a ogni suo eletto di versare 1.500 euro al mese. Nei 5 scorsi anni sono stati incassati 34 milioni, grazie ai 378 onorevoli che da oggi però sono più che dimezzati e scesi a 165. Calcolatrice alla mano, nelle casse del partito finiranno da qui al 2023 solo 14,8 milioni, 19 in meno. Un collasso che porterà conseguenze pesanti: secondo il Corriere della Sera, il primo passo potrebbe essere l'addio alla sede romana del Nazareno, tremila metri quadrati in via Sant'Andrea delle Fratte, il cui affitto pesa per mezzo milione di euro. C'è poi il capitolo dipendenti: in autunno scadrà la cassa integrazione a rotazione per 180 lavoratori e nonostante un bilancio 2017 che si chiuderà con un attivo di circa 1,5 milioni (dopo il rosso clamoroso di 9,5 milioni nel 2016, a causa della campagna mediatica per il Sì al referendum costituzionale) e i 6,5 milioni in arrivo dal 2 per mille, è quasi obbligata la riduzione drastica del personale, probabilmente dimezzato. Il tesoriere Francesco Bonifazi conta di recuperare qualche "spicciolo" tra i morosi e gli scissionisti di LeU: tramite il tribunale dovrebbero tornare nelle casse dem 1,5 milioni, e tra i destinatari dei decreti ingiuntivi c'è anche Pietro Grasso, che non ha versato al Pd 85mila euro.