M5s, Beppe Grillo e l'ultimo siluro contro Luigi Di Maio: "Finita l'epoca dei vaffa non comincia quella degli inciuci"
"Non assisterete a una mutazione genetica del movimento. L'epoca del vaffa è finita, ma quella degli inciuci non comincerà". Beppe Grillo, dopo aver mandato un chiaro segnale politico togliendo il link al M5s dal suo blog, in una intervista a Repubblica sembra prendere definitivamente le distanze dal Movimento 5 stelle e da Luigi Di Maio. "Io non capisco più cosa è vero e cosa finto, se sono ancora il padre spirituale di un movimento oppure no. Non mollo, ma adesso un capo politico c'è e certe risposte deve darle lui. Adesso la responsabilità di tutti è dare all'Italia una visione per i prossimi vent'anni". Parole dure. Parole che fanno ritornare d'attualità le voci, smentite dal diretto interessato, sulla possibilità che Grillo fondi un nuovo movimento. Per approfondire leggi anche: La rottura tra Grillo e Di Maio: dal blog del comico sparisce il link a quello del M5s "La politica oggi è priva di narrazione, non ha un linguaggio contemporaneo, è noiosa, inconcludente. Tra vent'anni saremo una nazione di vecchi e nessuno ci pensa: tutti a chiedersi chi fa il presidente, chi il ministro, chi il premier - prosegue Grillo - Servono riforme, risorse, a cominciare dalle pensioni. Un anziano ha un costo annuo superiore allo stipendio annuale di suo figlio. Dobbiamo pensare a questo, a cosa fare non alle poltrone". Grillo insiste sulla missione che deve avere il M5s: "La specie che sopravvive, anche in politica, non è la più forte, ma quella che si adatta meglio. Noi siamo un po' democristiani, un po' di destra, un po' di sinistra, un po' di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee". "A noi preme affermare una visione per i prossimi vent'anni - continua il comico - "definire la vocazione e il ruolo dell'Italia nel lungo periodo e in tutti i settori, dalla cultura all'economia. La priorità sono i giovani e gli anziani, chi più è stato lasciato solo. Governare è affrontare il futuro con chi condivide una visione, non dividere le poltrone e poi scoprire di non avere una visione, tantomeno comune".