Un discorso da Re

Napolitano dà il via alla legislatura e massacra il Pd e Renzi: "L'Italia vi ha condannato. L'autoesaltazione non ha convinto"

Andrea Tempestini

Ancora lui. Ancora Giorgio Napolitano, il presidente emerito al quale per ragioni anagrafiche è spettato il compito di presiedere la prima seduta del nuovo Senato, dando così il via alla legislatura. Palazzo Madama si riunisce per decidere il suo presidente, così come avviene alla Camera, in un contesto di tensione e sospetti dove per ora, tutte le principali forze, hanno annunciato di votare scheda bianca per prendere tempo e trovare un accordo che, ad ora, sembra lontano. Leggi anche: Quel vergognoso silenzio di Giorgio Napolitano Per ora, dunque, c'è spazio solo per il discorso di Napolitano. Un discorso profondamente politico. Re Giorgio ha esordito affermando che "il voto del 4 marzo ha rispecchiato un forte mutamento nel rapporto tra gli italiani e la politica quale si era venuta caratterizzando da non pochi anni a questa parte". E ancora: "Si è trattato di un voto che non solo ha travolto certezze e aspettative di forze politiche radicate da tempo nell'assetto istituzionale e di governo del Paese. Esso ha messo in questione tradizioni, visioni, sensibilità, che erano a lungo prevalse. Gli elettori hanno premiato straordinariamente le formazioni politiche che hanno espresso le posizioni di più radicale contestazione, di vera e propria rottura rispetto al passato". Parole dalle quali emerge tutto il disagio di Napolitano. E il presidente emerito non perde l'occasione per spendersi in un durissimo attacco al Pd: "Sono stati condannati in blocco, anche per i troppi esempi da essi dati di clientelismo e corruzione, i circoli dirigenti e i gruppi da tempo stancamente governanti", ha sottolineato. "E ha contato molto nelle scelte degli elettori il fatto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme". E ancora, per Napolitano il risultato del 4 marzo dimostra "quanto poco avesse convinto l'autoesaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e partiti di maggioranza". Parole che faranno fischiare le orecchie a Matteo Renzi...