La strada strettissima dei 5 Stelle

Luigi Di Maio, dopo Fico cominciano i guai. Governo, la sfida con Salvini: gira un'ipotesi con il "terzo uomo"

Giulio Bucchi

Oggi è un giorno storico per il Movimento 5 Stelle, che elegge il suo primo presidente della Camera. Mentre Roberto Fico festeggia tra baci, abbracci e pacche sulle spalle, c'è da scommettere che Luigi Di Maio ha già in mente quali sono le prossime trappole che dovrà affrontare. Perché smaltita la sbornia da accordo istituzionale, il candidato premier grillino dovrà ora giocarsi tutte le sue carte per arrivare a Palazzo Chigi. "Partita separata dalle presidenze di Camera e Senato", hanno sottolineato subito gli esponenti del centrodestra, e questo è un bel problema. Leggi anche: "Questo è il segnale", la frase di Di Maio dopo il colpaccio Salvini L'asse con Matteo Salvini ha retto, ma ora sia lui sia Di Maio saranno in diretta concorrenza per diventare premier. Alla luce di questo, pensare a un governo con M5s e centrodestra unito appare quasi impossibile, perché presupporrebbe un dialogo tra Di Maio e Silvio Berlusconi, di fatto impossibile. Non a caso Danilo Toninelli, uno dei bracci destri del leader pentastellato, ha ammesso che fino a ieri il Movimento era in contatto con il Pd e il suo segretario Maurizio Martina per individuare eventuali alternative per Montecitorio e Palazzo Madama nel caso l'intesa con la Lega fosse saltata. Il dialogo M5s-Pd potrebbe ritornare buono anche per il governo, ma solo a patto che Matteo Renzi si faccia da parte. E in quel caso, i grillini dovrebbero necessariamente fare grosse concessioni ai dem anche in termini di poltrone nella squadra dell'esecutivo.  Marcello Sorgi, editorialista di punta della Stampa, ospite di Enrico Mentana su La7 affacciava allora un'altra via, forse più percorribile. Quella che sia Salvini sia Di Maio facciano un passo indietro, o meglio di lato. Entrambi vice-premier, in un governo largo sostenuto magari anche da Forza Italia ma con a Palazzo Chigi una figura terza, di "garanzia", scelta insieme al presidente Sergio Mattarella. Qualcosa di molto simile a un governissimo. "Ma la maggioranza a quel punto sarebbe molto larga - suggerisce Sorgi - e andate a dire a quel punto a senatori e deputati che si deve andare al voto tra qualche mese...".