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Travaglio, la pugnalata alle spalle di Di Maio: "Cosa pensa davvero Beppe Grillo di lui"

Giulio Bucchi
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Nel giorno del grande inciucio tra Movimento 5 Stelle, Lega e Forza italia (per usare un termine tanto caro al Fatto quotidiano) Marco Travaglio sceglie nel suo editoriale di tenersi a debita distanza dalle polemiche anche se, si sa, gli rode il fatto che Luigi Di Maio si sia accordato con il centrodestra e non con il Pd. E così il direttore del Fatto si concede una divagazione, il resoconto di una cena con Beppe Grillo a margine del suo spettacolo teatrale in cui, precisa, non c'è quasi spazio per la politica.  Ma Travaglio, riferendo le parole del guru ed ex capo politico del M5s, non nasconde la sua (e forse quella di Beppe) delusione per la "politicizzazione" del Movimento. "Di Maio l'ho conosciuto dieci anni fa in un bar di Pomigliano, ero con Alex Zanotelli in tour per le discariche col megafono - rivela Grillo a Travaglio -, Luigi era lì con altri quattro ragazzi uguali a lui: cinque Di Maio col sopracciglio unico, i capelli neri, la pelle scura, sembravano tutti immigrati. Ora sono bravissimi a fare le cose che devono fare, ma che io non potrei mai fare. In questa fase, per il Movimento, io sono un pericolo pubblico".

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