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Paolo Gentiloni, le pressioni americane per cacciare gli agenti russi

Eliana Giusto
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L'operazione anti-Russia di cacciata "collettiva di agenti di intelligence di Mosca" non convince l'Italia. Se non fosse stato messo sotto pressione da Washington, Londra, Berlino e Parigi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, riporta il Corriere della Sera, avrebbe rinunciato alle espulsioni che gli sono state sollecitate dopo gli avvelenamenti dell'ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia, compiuti a Salisbury il 4 marzo e attribuiti da Londra a Mosca. Leggi anche: Paolo Gentiloni si è dimesso. Ma potrebbe restare lui fino alle prossime elezioni: lo scenario da incubo Non si poteva rifiutare del tutto Gentiloni perché avrebbe voluto dire opporsi alla Nato quindi il premier, ancora in carica, ha definito l'applicazione del provvedimento richiesto informando Matteo Salvini per la Lega, Luigi Di Maio per i 5stelle e Gianni Letta di Forza Italia per Silvio Berlusconi visto che questi partiti hanno ottimi rapporti con la Russia. E Gentiloni, da parte sua, avrebbe preferito migliorare i canali di dialogo con Vladimir Putin. Così il presidente del Consiglio ha indicato in una nota i due funzionari russi destinati a partire. E non dovrebbero essere di alto livello. 

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