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Camera e Senato, aria di ribaltone: i 58 "indipendenti" che possono decidere chi governerà

Giulio Bucchi
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"Fate attenzione ai cani sciolti...". L'avvertimento arriva dal decano del Parlamento, Pino Pisicchio, che intervistato dal Tempo già sente l'aria di ribaltoni. D'altronde, sono 58 gli onorevoli "non allineati", divisi tra Gruppo Misto, Autonomie e indipendenti. Un numero capace di cambiare equilibri e rapporti di forza all'interno delle coalizioni. Tanto per intendersi, al centrodestra ne "basterebbero" 50 per andare a Palazzo Chigi senza dover inglobare corpi estranei nella maggioranza. Alla luce di queste considerazioni, è significativo come alla Camera i rappresentanti ex alfaniani di Noi con l'Italia abbiano deciso di non iscriversi al gruppo di Forza Italia, come hanno fatto invece i colleghi del Senato (dove gli azzurri, così, sono più numerosi dei leghisti). Non è questione di visibilità, perché a Montecitorio il Gruppo Misto è dominato dagli eletti di Liberi e uguali, tanti ma troppo pochi per poter formare un gruppo autonomo (anche se chiederanno la deroga al presidente Fico). Non si sono iscritti al Pd Beatrice Lorenzin e Pier Ferdinando Casini, così come Bruno Tabacci, Riccardo Magi e Riccardo Nencini. Ovviamente ci sono anche i "sospesi" del Movimento 5 Stelle, anche se il nuovo stato grillino prevede per la prima volta la possibilità di accettare l'iscrizione nel gruppo M5s di onorevoli provenienti da altri gruppi, purché alla prima legislatura, incensurati e non iscritti ad alcun partito. Misure che sembrano cucite ad personam proprio per gli imbarazzanti "dimissionati".

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