Pausa di riflessione
Roma, 28 apr. (AdnKronos) - Pausa di riflessione istituzionale. Ad oltre 50 giorni dalle elezioni politiche l'Italia è ancora col fiato sospeso aspettando la nascita di un nuovo esecutivo. Nonostante l'apertura mostrata dall'ala 'dialogante' del Pd, l'accordo tra i dem ed i Cinque Stelle ancora non c'è. I pontieri stanno infatti cercando la formula per una mediazione: ok al tavolo con i 5 Stelle ma con 'condizioni pesanti' da parte del Pd. "Ci sono due precondizioni" nel confronto con i 5 Stelle, dice il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, "la prima è quella che loro considerino chiuso il dialogo con la Lega e la seconda è che considerino la stagione delle riforme del Pd un elemento positivo per questo Paese". "Se ciò non fosse - prosegue Rosato - per noi non sarebbe possibile fare un governo con chi considera quei 5 anni" in modo negativo e "vuole smontare le cose fatte dal centrosinistra". Un atteggiamento, quello del vicepresidente della Camera, meno soft di quello del reggente Martina: "Si tratta di decidere se accettare il confronto o meno per giudicarne gli esiti solo alla fine di un vero lavoro di approfondimento. Personalmente ritengo che sia nostro dovere farlo". Tuttavia, per avere un quadro più chiaro della situazione bisognerà attendere la Direzione del partito prevista per il 3 maggio, quando i dem dovranno fare i conti con il fronte renziano, ancora fermo sul no ai 5 Stelle. Intanto Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, entrambi presenti ieri in Friuli Venezia Giulia per chiudere la campagna elettorale, 'fanno squadra' per ribadire l'unità del centrodestra, smentire le voci di uno strappo della Lega subito dopo il voto regionale e stroncare ogni tipo di appeasement governativo tra M5S e Pd. Escluse rotture e divorzi, però, si ripropongono con forza le differenze tra i due leader sulla strategia per governare e la scelta dei partner. Il dialogo tra alleati, infatti, si interrompe sul confronto con Luigi Di Maio: Salvini confida ancora in un accordo con i grillini senza voler rompere con Fi, mentre il presidente azzurro non ci pensa proprio e tiene il punto: "Non si può andare con i Cinque stelle: quello del populismo italiano è un pericolo che incombe sull'Italia". Insomma, lo 'scoglio Di Maio' sembra insuperabile. Dalle parti di via Bellerio resta forte il sospetto che il Cav voglia sistematicamente sabotare ogni tentativo di confronto tra Salvini e Di Maio. L'unità del centrodestra, insomma, resta solo apparente. Il presidente azzurro e il leader della Lega continuano a pensarla diversamente anche sull'exit strategy e il ricorso alle urne. Salvini boccia senza riserve un 'governo di minoranza' e un 'governo del presidente'. "Se non è possibile" fare un esecutivo giallo-verde, avverte, bisogna "tornare alle urne il prima possibile, anche entro l'estate". Berlusconi, invece, non vuol sentir parlare di nuove elezioni ("il quadro politico non cambierebbe") e confida in un governissimo con tutti dentro, compreso il Pd: "Credo che la cosa più logica sia ritornare del centrodestra e consentirgli di presentarsi in Parlamento per cercare i voti".