Polveriera Pd, Renzi sotto attacco
Centrosinistra
Roma, 30 apr. (AdnKronos) - Maurizio Martina, Dario Franceschini, Andrea Orlando, Nicola Zingaretti, Michele Emiliano, Piero Fassino. L'elenco dei dirigenti Pd scesi in campo contro Matteo Renzi è lungo. E non è solo la quantità delle prese di posizione contro l'ex segretario, ma anche i toni sono più aspri del solito. Renzi in tv ha dato una linea, l'ha data senza consultare nessuno (neanche il reggente Martina a quanto pare) e di fatto si muove come un 'segretario-ombra' pur essendosi formalmente dimesso. Queste le critiche. Una situazione non più sostenibile, attacca il 'correntone' antirenziano. DIREZIONE - "Serve un chiarimento in Direzione", è la richiesta. La riunione di giovedì 'bruciata' da Renzi con il no ai 5 Stelle si avvia di fatto a una discussione tutta interna con Martina che ha dato sfogo alla sua insofferenza: "Impossibile guidare un partito in queste condizioni". Non è una minaccia di dimissioni, hanno subito chiarito i suoi. Di qui a giovedì quando si terrà la Direzione, come sempre, si cercherà in qualche modo una composizione. SCONTRO - Ma il livello dello scontro è alto. "Vogliono trasformare la Direzione in un 'processo' a Renzi", dicono i suoi. "Renzi vuole distruggere il Pd e farsi il suo partito alla Macron", è la tesi degli altri. "Il nodo del ruolo di Renzi non poteva non venire al pettine. Finchè siamo stati in panchina - dice un big dem - abbiamo retto ma poi quando siamo stati chiamati a in campo con il tentativo con i 5 Stelle, le contraddizioni sono esplose". Ovvero quelle di un partito in cui l'ex segretario continua ad avere i numeri, negli organismi dirigenti e nei gruppi parlamentari, per dare la linea. MARTINA - Il primo a dare il via alle critiche a Renzi è stato Martina. "Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione Nazionale di giovedì che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione. Servirà una discussione franca e senza equivoci perché è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema". FRANCESCHINI - "Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l'estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società", attacca il segretario reggente. A stretto giro arriva Dario Franceschini via Twitter e i toni sono ancora più taglienti: "E' arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più". ORLANDO - Renzi sta portando il Pd all'estinzione, dice Martina, e anche Andrea Orlando batte sullo stesso tasto: "Le urne si avvicinano, non c'è una linea né condivisa né maggioritaria, non si capisce chi dirige il partito. Ha ragione Martina, non si può tenere un partito in queste condizioni se si ha a cuore il suo destino". FASSINO - Piero Fassino, in linea con Franceschini, chiede un chiarimento e spiega: "Dalla Direzione Pd di giovedì è indispensabile che si esca con un chiarimento che consenta a Martina di guidare il partito con autorevolezza in una fase così cruciale per il Paese. Nessun partito ha vita lunga con due strategie concorrenti e due centri di direzione". ZINGARETTI - E per Nicola Zingaretti "se si vuole bene a un partito un leader ha mille occasioni per far valere un' idea o la sua linea. Se si va in tv, a poche ore dalla direzione, a fare uno show si genera solo caos e confusione. Questo dopo una lunga serie di sconfitte è molto grave. Il 10 giugno si voterà in centinaia di Comuni con sistema maggioritario. Ci sono migliaia di candidati che si stanno battendo per vincere e rischiano sempre di più l'isolamento. Una comunità non può consumarsi in questo modo". RENZIANI - Estinzione? Partito consumato? I renziani contrattaccano: "Matteo Renzi ha indicato senza ambiguità una via al Pd e al Paese con tre grandi sì: sì al rispetto della volontà degli elettori, sì a rivendicare le tante cose buone fatte al governo e sì ad una fase costituente. Il Pd ha ripreso vigore, altro che estinzione" scrive Davide Faraone su Twitter. E ancora Michele Anzaldi: "Attaccare l'ex segretario solo perché contrario a sostenere il governo Di Maio farebbe pensare che ad animare certi esponenti nel nostro partito non sia la preoccupazione per il futuro dell'Italia o per il futuro del Pd, ma fare in modo che Renzi si ritiri a vita privata".