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Pd, resa dei conti in direzione: lo sfogo di Maurizio Martina contro Matteo Renzi, l'ombra della scissione

Giulio Bucchi
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Il Pd alla resa dei conti, il segretario reggente Maurizio Martina è pronto a vendere cara la pelle. E alla vigilia della direzione di oggi pomeriggio al Nazareno rispunta la parolina magica a sinistra: scissione. La tensione tra Matteo Renzi e la minoranza interna schierata attorno a Martina è scoperta, e il ministro all'Agricoltura uscente non fa nulla per nasconderla: "Chiedere unità dopo che hai delegittimato chi sta gestendo collegialmente questa fase, è come prendere in giro ancora una volta tutti noi", è lo sfogo di Martina. Tra poche ore andrà in scena, come la definisce la Stampa, una "prova muscolare", una conta interna che non produrrà solo la vittoria della linea del no a governi con Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma che metterà in dubbio la natura stessa del partito. "Non si può andare avanti con un segretario ombra. Matteo invoca l'unità ma è il primo a spaccare il Pd - attacca Martina -. Fa il vittimista, ma lui nei panni della vittima davvero non è credibile". L'idea di Renzi e dei renziani è quella di tenere Martina come reggente fino all'assemblea che dovrebbe andare in scena il 20 maggio, per poi indire il congresso in autunno. "Sempre che al congresso il Pd ci arrivi ancora intero...", la buttano lì gli uomini di Andrea Orlando. Qualcuno addirittura azzarda l'ipotesi che "Renzi ha paura di non avere più i numeri", che ufficialmente in direzione dicono 120 su 209. Di sicuro, la lista della vergogna pubblicata dal sito renziano senzadime.it per sputtanare i dem filo-M5s non ha aiutato a svelenire il clima. Anzi, è sembrato quasi un pretesto per far esplodere la pentola. 

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