"Di Maio premier, ministri del Pd e poi per Renzi...". Retroscena bomba: così il Colle ci voleva rovinare
Al governo con Luigi Di Maio, al posto di Matteo Salvini, c'era Matteo Renzi. È il Fatto quotidiano a pubblicare un retroscena dettagliatissimo sulle manovre di Sergio Mattarella, che per alcuni giorni stava indirizzando l'Italia verso un governo M5s-Pd, un piano saltato solo per l'orgoglio personale dell'ex segretario dem. Leggi anche: "Ora Di Maio e Salvini...", dove si è spinto Renzi È inizio aprile e Di Maio apre inaspettatamente a Renzi. Ha raccolto, spiega Stefano Feltri, l'input del presidente della Repubblica che vuole rompere l'impasse. "Lo schema ispirato da Mattarella in quei giorni, dicono le fonti renziane, è il seguente: Di Maio premier, Marco Minniti al ministero degli Interni e vicepremier (casella ambìta anche da Martina), Dario Franceschini ministro, un ministero a Renzi o, meglio ancora, l'impegno a indicarlo come commissario europeo o presidente del Consiglio Ue nel 2019". In sostanza, spiegano le fonti renziane al Fatto, "tutti dentro a fare da badanti a Di Maio", di cui Mattarella si fida poco o nulla. Ci sarebbe stato spazio anche per Maria Elena Boschi (da vicepresidente della Camera, al posto di Ettore Rosato) mentre sarebbe rimasto il veto grillino per Luca Lotti. Cos'ha fatto saltare tutto? La volontà di Renzi di imporre ministri dem tutti nuovi, scelti da lui perché, spiega il Fatto, "quelli in carica hanno già troppe ambizioni personali per fare gioco di squadra e poi sarebbe il terzo governo con le stesse facce, gli elettori non capirebbero". Non l'ha capito neanche Mattarella, e così il giochino è finito.