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Chi è Giuseppe Conte, perché vogliono rifilarci un altro premier di sinistra

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Gino Coala
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Molto «Frattini dei sovranisti» (copyright Fabio Martini) per morbidezza di modi, d' eloquio e di tessuti, dal di fuori. Assai «Calderoli pentastellato» a causa della sua ossessione romanzesca per il disboscamento della burocrazia, dal di dentro. Il suo nome è Conte. Non Antonio l' allenatore, né Paolo il cantastorie. Giuseppe Conte. Giuseppe Conte, il -finora sconosciuto- prof di diritto privato prossimo abitatore di Palazzo Chigi, rappresenta, oggi, l' anello mancante nella catena evolutiva del prossimo governo Lega-5 Stelle. Quando Di Maio ieri, uscito dal colloquio con Mattarella e violando orgogliosamente il protocollo ha annunciato: «Sono molto contento Giuseppe Conte sarà premier politico di un governo politico», il barbaro Salvini, più rispettoso delle procedure, s' è limitato ad assentire. E lì, da quell' istante, la figura elegante di Conte, 54enne, della provincia di Foggia ma fiorentino d' adozione, completo blu, ciuffo e pochette ribelli, s' è stagliata nel nostro orizzonte governativo. Conte è una figura semantica inedita. EFFETTO BOSCHI Trattasi di un ipertecnico mascherato da politico che si comporterà da tecnico, giusto per non insufflare il sospetto che si tratti di un nuovo Mario Monti politico. «Tanto pure se è tecnico, chissenefrega: nel momento in cui entri a palazzo Chigi diventi subito politico, per strano sortilegio...», ironizzano antichi leghisti sull' idea che il Presidente della Repubbica tende, per indole, a rifuggire gli ibridi istituzionali. Non ironizza, invece, l' autorevole -strano come sia sempre autorevole anche nelle boiate- Financial Times: «Political novice Giuseppe Conte proposed as Italy' s Pm», un principiante della politica proposto premier italiano. Un cannoneggiamento preventivo dell' uomo che, onestamente, ce lo rende quasi subito simpatico. Quasi. Certo, fa nulla che -come lo stesso Conte affermò nel descrivere la sua prima chiamata da parte del M5S nel 2013- il suo cuore «batte a sinistra. Per onestà intellettuale dissi al Movimento: "non vi ho votato", e precisai "non posso neppure considerarmi un simpatizzante"». E fa niente che Conte sia intimo col professor Guido Alpa, uno dei massimi esperti in Italia di diritto commerciale e societario, suo professore ai tempi della Sapienza nonchè sodale di Giorgio Napolitano. E pazienza che molti lo ritengano vicino all' ambiente toscano di Maria Elena Boschi e di Matteo Renzi. Anche se, in fondo, «Firenze non è Manhattan, ci si conosce un po' tutti...»; e -amico amico sticavoli- Conte fu il solo membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa, a mitragliare sulla candidatura al Consiglio di Stato di Antonella Manzione, vigilessa di Firenze fedelissima di Renzi non brillantissima nella gestione dell' ufficio di Palazzo Chigi, e figuriamoci tra il gotha dei giudici amministrativi. Di buono c' è che Conte, in quanto a cursus honorum rispetto a Di Maio e a tutti i futuri ministri, sembra Adenauer. Vanta un curriculum di 24 pagine fittissime, che denotano, tra l' altro, un' ingombrante considerazione di sè (« Non mandetemi Whatsapp, fate come fossero a pagamento, così mi scrivete solo quando serve...»). Tra le righe del curriculum spiccano la laurea in Giurisprudenza del 1988, il perfezionamento a Yale, in Austria, alla Sorbone e alla New York University; e le docenze di Diritto Privato all' Università di Firenze e alla Luiss di Roma («è molto bravo a spiegare», commentano gli studenti); e il brillante patrocinio da cassazionista. In più, nonostante l' aria azzimata da frequentatore dei salotti vaporosi di Carletto Scognamiglio negli anni '90, di lui Di Maio sottolinea serietà e e pragmatismo: «Tutti lo immaginano come una persona mite, ma è uno tosto. Dove è andato ha fatto danni all' establishment». DISBOSCARE LA PA Conte, dicevo, è ossessionato dalla missione di sfoltire il «farraginoso e ipertrofico» quadro normativo italiano. Nel suo mirino ci sono all' incirca 400 leggi inutili e una «riqualificazione del personale della pubblica amministrazione» considerato spesso -non a torto- un paniere di fancazzisti. Inoltre è maniacalmente convinto che la giustizia amministrativa possa essere riformata; ma, cionostante, non vanta esperienze amministrative di alcun tipo. Ha una vita privata blindatissima -separato con un figlio di 10 anni- e salì agli onori delle cronache per aver guidato la commissione che fece fuori il giudice Bellomo, quello del «codice minigonna». Si aspettava di essere un Bassanini 4.0 al dicastero della PA, si ritrova -Mattarella permettendo- l' Italia in mano. «Vieni via con me. It' wonderful, good luck my baby...», cantava il Conte sbagliato... di Francesco Specchia

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