Sergio Mattarella, dopo Paolo Savona trema anche Alfonso Bonafede: in bilico la nomina alla Giustizia
L'irritazione del Quirinale per i sospetti di forzare la mano di Sergio Mattarella sulle nomine dei ministri non riguarda solo il nome discusso del prof. Paolo Savona all'Economia. Nel mirino del Colle rischia di finire anche il grillino Alfonso Bonafede, candidato da Luigi Di Maio al dicastero della Giustizia, uno di quei ministeri considerati delicati dal Capo dello Stato. Leggi anche: Lo scippo a Giulia Bongiorno: al ministero della Giustizia vogliono questo grillino / Foto La convinzione dei grillini di non farsi travolgere dal diktat del Colle si è rapidamente frantumata dopo la nota secca diramata dal Quirinale: "Il temo dell'ordine del giorno non è quello di presunti veti nostri ma, al contrario, quello dell'inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell'esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti e due". Il richiamo di Mattarella, come sempre, è sul metodo più che nel merito delle esternazioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Per questo a essere chiamato in causa non è solo il leghista e il prof. Savona, dimessosi dai suoi ruoli nel fondo di investimento Euklid prima che fosse affidato l'incarico a Giuseppe Conte. Sotto la lente del Capo dello Stato ci sono anche i ministeri degli Esteri, della Difesa e naturalmente quello alla Giustizia. Il Guardasigilli, come ricorda Repubblica, è l'unico membro dell'esecutivo citato dalla Costituzione e ha un canale diretto con il Capo dello Stato. La scelta di Bonafede è ancora sotto attenta valutazione, per capire almeno se il grillino possa avere i titoli minimi per accedere al ruolo, oltre che il sostegno concreto tanto della Lega quanto del suo stesso Movimento. E poi c'è tutto il suo curriculum politico che lascia sul tavolo più di un dubbio. Spirito rivoluzionario, ma "senza rompere le palle" come lui amava dire, di lui il Foglio racconta che quando c'è da dire no a un inceneritore o alla Tav, l'avvocato che arriva da Firenze - pure lui - spunta come un fungo. Da consigliere comunale a Firenze - candidato sindaco sconfitto da Matteo Renzi - portò una grande innovazione: la telecamere in diretta streaming. Poi lo streaming è sparito, come tantissime altre fissazioni grilline. Bonafede è rimasto, anzi ha fatto pure carriera.