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Fratelli d'Italia, la denuncia di Fabio Rampelli: il colpo di coda del Pd, così hanno sputato sugli eroi italiani

Giulio Bucchi
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«Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi»: evidentemente al ministero dello Sviluppo economico, sotto il governo Gentiloni, hanno preso alla lettera la controversa frase di Bertolt Brecht. L' elenco dei francobolli decisi per l' anno 2018 annovera, infatti, quelli per il centenario del Tonno Maruzzella, per il 50° della Comunità di S. Egidio, per il compleanno di Oscar Luigi Scalfaro (che è stato emesso proprio ieri), per il 125° del Genoa Cricket and Football Club, per il 50° dell' Associazione Nazionale Calciatori, per il 90° dell' Anas, per «Lampedusa porta d' Europa», ma sono stati totalmente "dimenticati" eroi nazionali come Francesco Baracca, imprese leggendarie come il Volo su Vienna, pagine gloriose della Grande Guerra come la Battaglia del Solstizio (quella della «Canzone del Piave», per intenderci). Il centenario dell'«Asso degli Assi» ricorreva tre giorni fa. Baracca è stato il più grande pilota militare italiano e fu abbattuto sul Montello all' età di trent' anni. Al suo attivo, un record di 34 velivoli nemici distrutti; era definito il «Cavaliere dell' aria» per la sua etica: «È all' apparecchio che io miro, non all' uomo». La battaglia del solstizio - Non un francobollo per i cento anni della Battaglia del Solstizio con cui le truppe italiane respinsero l' ultima, massiccia offensiva austroungarica. Come riassume Piero Crociani in Grande Guerra. Un racconto in cento immagini da poco edito dallo Stato Maggiore Difesa: «Ebbe la meglio la tenacia delle fanterie italiane in cui i "ragazzi del '99" si affiancarono con l' appoggio decisivo dell' artiglieria». Dimenticati quindi gli 86.000 italiani morti feriti o dispersi in quello scontro epocale, dimenticate le 640 Medaglie al Valore, così come l' eroismo di soldati diciottenni dei quali il generale Diaz scriveva: «Li ho visti i ragazzi del '99. Andavano in prima linea cantando. Li ho visti tornare in esigua schiera. Cantavano ancora». Il MISE di Carlo Calenda ha anche ignorato il centenario di una fra le imprese più audaci della Grande Guerra, la Beffa di Buccari. Fu condotta con i celeberrimi motoscafi siluranti MAS che riuscirono a penetrare nel porto austroungarico eludendo la sorveglianza nemica per lasciare un messaggio beffardo sul molo. Di questa avventura, come scrivevamo su Libero il 15 febbraio scorso: «Protagonista fu "solamente" uno dei più grandi poeti italiani del '900, Gabriele d' Annunzio e questa incruenta, ironica scorreria navale ebbe un enorme impatto sul morale delle nostre truppe, "vendicando" in un certo modo l' onta di Caporetto». Alla grave sconfitta italiana di Cividale del Friuli successiva proprio allo sfondamento di Caporetto, è stato invece concesso, nel 2017, da Poste Italiane, un annullo postale su proposta della locale Parrocchia di S. Maria Assunta. L'impresa del Vate - Totalmente dimenticato il centenario del Volo su Vienna, compiuto dal Vate insieme a una squadriglia di 11 biplani S.V.A con un volo - incredibile per l' epoca - di 1000 km. Da un' altitudine di 800 m, gli aviatori gettarono, ognuno, 20 kg di manifestini che si librarono sulla capitale asburgica «come rondini bianche». Insieme al messaggio del Vate, ispirato, ma poco traducibile in tedesco, se ne lanciò uno più sintetico, bilingue, di Ugo Ojetti: «Viennesi! Imparate a conoscere gli italiani. Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne». Come la Beffa di Buccari, anche il Volo su Vienna esercitò un enorme potere sul morale dei nostri soldati suggellandone il rinnovato spirito combattivo. Spiega Andrea Costa del Comitato per la Bellezza, che ci ha segnalato queste omissioni: «Oltre all' assenza di emissioni filateliche o numismatiche, per il Volo su Vienna non risultano pervenute notizie di celebrazioni a carattere nazionale. Un' omissione imperdonabile. Ci sarebbe ancora del tempo per rimediare, anche presso la Commissione filatelica nazionale». Per questo, Libero si è attivato avvertendo il neoeletto vicepresidente della Camera Fabio Rampelli che solleverà un' interrogazione parlamentare appellandosi al ministro Di Maio: «Ci troviamo sistematicamente di fronte ad amnesie che vogliono nascondere pagine di storia patria e addolorano una parte degli italiani. È il destino della Prima guerra mondiale... E dire che avevamo anche vinto. Anche in questo caso c' è bisogno di un cambiamento totale di metodo». Il vicepresidente della Camera si è impegnato a dare la giusta visibilità a eventi e ricorrenze della memoria nazionale fino ad oggi ignorati. di Andrea Cionci

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