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Giuseppe Conte, il documento dell'Istituto Cattaneo conferma: non conta nulla

Davide Locano
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Conte non conta, adesso lo dicono anche i numeri. Che il presidente del Consiglio rischiasse di restare “schiacciato” sotto il peso dei suoi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, lo sospettavano tutti. Ora ci sono le prove: non è il professore originario di Volturara Appula la “voce” del governo. In carica da quasi un mese e mezzo, Conte è stato via via oscurato dai leader di M5S e Lega quale che sia stato il tema al centro dell'attenzione: da Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, quando nell'agenda di Palazzo Chigi ha prevalso il mercato del lavoro; da Salvini, ministro dell'Interno, se a farla da padrone è stata l'immigrazione. Leggi anche: Conte umiliato da Trump: ecco come lo chiama L'Istituto Cattaneo di Bologna ha misurato il peso delle tre personalità più rilevanti dell'esecutivo: il premier e, appunto, i suoi due vicepresidenti. Lo ha fatto analizzando la “copertura mediatica” riservata a Conte, Di Maio e Salvini dai principali quotidiani italiani per trenta giorni (11 giugno - 11 luglio). E il risultato non lascia dubbi: il leader più citato, presente in oltre il 45% degli articoli considerati (4.353), è stato Salvini. Al secondo posto si piazza Di Maio (presente in più del 32% degli elaborati) e al terzo, buon ultimo, c'è Conte (21,5%). UN TECNICO DEBOLE Solo in un'occasione il presidente del Consiglio è riuscito a uscire dall'anonimato: quando l'attenzione dell'opinione pubblica è stata monopolizzata dal vertice di Bruxelles del 28 e 29 giugno dedicato al tema dei migranti. Bella forza, si potrebbe dire: al Consiglio Ue partecipano solo i capi di Stato e di governo (e quindi, per l'Italia, Conte) e non i ministri. Fatto sta che pure in occasione di quella performance, che ha permesso al premier di superare, per visibilità, Di Maio, in testa - con circa il 40% delle citazioni - si è mantenuto Salvini. Il numero uno leghista, secondo i dati elaborati dall'Istituto Cattaneo, è sempre riuscito a dettare l'agenda del governo, con tre picchi nei livelli di attenzione: nella settimana dall'11 al 18 giugno, durante il caso della nave Aquarius e le polemiche sul censimento dei Rom; il 26 giugno, in occasione della missione in Libia; e il 1° luglio, per il raduno di Pontida. SALVINI DETTA L'AGENDA L'unico momento di difficoltà, finora Salvini l'ha subìto nella prima settimana di luglio, a cavallo tra il varo del “decreto dignità” e la sentenza della corte di Cassazione sui fondi del Carroccio. In quell'occasione, il faro dei quotidiani è stato puntato più su Di Maio. Con Conte, ad eccezione della due giorni del Consiglio Ue, sempre desolatamente in terza posizione. L'Istituto Cattaneo ha anche analizzato il peso dei tre leader per ogni «settore di intervento pubblico». E l'esito non riserva sorprese: Di Maio è più presente nelle questioni socio-economiche; Salvini su immigrazione e politica estera. E Conte, che è pur sempre il presidente del Consiglio, colui che in base alla Costituzione «dirige la politica generale» del governo? «Mediaticamente marginale», sentenzia l'istituto di ricerca. Sempre schiacciato dai due vicepremier, con presenze sui giornali che oscillano da un minimo dell'8% negli articoli che si occupano di mercato del lavoro a un massimo del 20% nei pezzi dedicati a «rapporti istituzionali e politica interna». Solo quando l'oggetto del contendere è il rapporto con le istituzioni sovranazionali (Unione europea in primis), il premier con il 38% delle citazioni supera uno dei suoi vice (Di Maio). Ma in testa c'è sempre Salvini, con il 51% delle presenze. di Tommaso Montesano

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