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Pd in piazza per l'accoglienza, ma rimanda tutto: corteo rinviato per ferie

Davide Locano
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Poco importa che in Italia vengano commessi 7mila reati ogni giorno, poco conta che proprietari di case e di attività chiedano di potersi difendere dai ladri in maniera legittima, e poco conta che si siano ripetutamente verificati casi di violenze compiute da finti profughi. Per la sinistra, e in particolare per il Pd, l'emergenza sicurezza è legata solo a episodi in cui a far da vittime sono gli immigrati o, più in generale, persone di colore. Casi che, vivaddio, sono sporadici. Ma che, grazie a un circo mediatico complice, diventano sintomi di una più vasta e radicata sindrome razzista che colpirebbe buona parte degli italiani. E che va curata in un solo modo: scendendo in piazza, con appelli, questi sì, populisti. Che i casi di cronaca di cui sono stati vittime Daisy Osakue e il marocchino ucciso ad Aprilia siano dolorosi è quasi superfluo ricordarlo, così come è ovvia la solidarietà da destinare a chi ha subito violenza e ai loro parenti. Ma che questi fattacci siano espressione del comune sentire del popolo italico al tempo di Salvini è affermazione che offende milioni di persone perbene. Oltre a fare pugni con la realtà. Leggi anche: Immigrati, la piroetta tutta da ridere di Pier Ferdinando Casini Nondimeno il Pd ha un'esigenza matta di strumentalizzare ogni caso di cronaca e di politicizzarlo, nel tentativo di portare acqua al suo mulino, sempre più povero d'acqua. E così il segretario del Pd Maurizio Martina non ha perso un secondo, dopo l'episodio di Daisy, per lanciare su Twitter in vista del prossimo settembre «una grande mobilitazione antirazzista. Aperta, plurale, unitaria» e fare «appello a tutte le energie che non si rassegnano a questo clima di odio». L'emergenza è adesso, ma la manifestazione slitta a dopo le ferie. Il grande tempismo della sinistra è confermato anche dall'assessore dem alle Politiche sociali di Milano Pierfrancesco Majorino che ha annunciato per i prossimi 19 e 20 ottobre un «meeting nazionale contro la barbarie e contro ogni razzismo. Per nuove politiche di accoglienza, per il diritto al soccorso e per un'Italia senza muri» al quale «hanno garantito la loro partecipazione don Luigi Ciotti, don Colmegna, Emma Bonino, Sandro Veronesi, Paolo Virzì e rappresentanti di ong». Majorino, d'altronde, è il recordman di queste piazzate antirazziste, visto che ne aveva lanciata già una nel maggio 2017 a Milano, e un'altra a febbraio dopo i fatti di Macerata. Il metodo è sempre lo stesso del post-Traini. La sinistra allora si riversò per le strade contro gli attacchi del militante «razzi-fascista», ma bellamente ignorò la sorte di Pamela Mastropietro, massacrata da un mostro di colore. È il doppiopesismo dell'allarme sicurezza: siamo sotto minaccia se i colpevoli sono dei bianchi che picchiano o ammazzano i neri; è tutto sotto controllo, ed è un mero fatto di percezione, se a commettere crimini contro i bianchi sono i neri. Ma tutto si spiega tenendo conto di due aspetti: la sinistra chiusa nei salotti ormai scende in piazza solo per difendere migranti e italiani di seconda generazione (cioè, gli unici elettori che ancora la votano o potrebbero votarla in futuro); da quando ha perso il potere, la sinistra ha perso il senso della realtà, creando la fake news di un'Italia razzista, alla quale lei finge di crederci, pur non credendoci affatto. di Gianluca Veneziani

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