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Luigi Di Maio, pugnalate a raffica: "Salvini lo conoscevamo...", il grillino umilia lui e Orban

Giulio Bucchi
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È partito l'autunno caldissimo annunciato da Luigi Di Maio, e come prevedibile si inizia con qualche badilata mediatica all'"alleato" Matteo Salvini. Innanzitutto, il vicepremier grillino nella sua intervista al Fatto quotidiano annuncia trionfante per la "nazionalizzazione" delle Autostrade, punto su cui la Lega ha espresso più di un dubbio. "Pensiamo a un nuovo soggetto ad hoc che gestisca quelle strade. Bisogna scegliere tra un modello statale o un altro composto da più soggetti regionali. Ci stiamo lavorando". Poi subito reddito di cittadinanza, il cavallo di battaglia grillino: "Voglio una forma di reddito più ampia possibile, non procedo in modo timido". Brividi lungo la schiena del ministro dell'Economia Giovanni Tria.  Ma è proprio su Salvini che Di Maio regala vere pillole di veleno. "Con Viktor Orbán non vogliamo avere niente a che fare - precisa il leader del M5s a proposito del premier ungherese, che oggi Salvini incontra a Milano -. Ma la sua posizione esplicitamente contraria alla revisione del Trattato di Dublino di fatto è la stessa di Germania e Francia". E anche quando tenta di difendere il leader della Lega dalle accuse di Roberto Fico, esponente dell'ala sinistra dei 5 Stelle, Di Maio è talmente goffo da attaccare indirettamente Salvini: "Roberto ha il pieno diritto di esprimersi da presidente della Camera, ma io ricordo a tutti che Salvini lo conoscevamo bene già prima. È ovvio che su alcune cose non siamo d'accordo, ma il contratto di governo l'ha votato il 94 per cento. C'è una dialettica di governo aperta, perché noi siamo un esecutivo sincero". Impossibile però scaricarlo sulla questione Diciotti, perché verrebbe giù il governo: "Non abbiamo sequestrato nessuno. La nostra posizione è sempre stata per i ricollocamenti dei migranti, e non puoi portarla avanti con modi gentili. E la decisione di non far sbarcare subito i migranti è stata presa da tutti noi". E qui non si capisce se è un modo per sostenere Salvini o per rubargli qualche voto.

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