La prudenza del Cav

Berlusconi l'attendista rimanda il varo di Forza Italia al dopo Europee

Roberto Procaccini

Il Cavaliere ridotto alla prudenza. Le prospettive del voto anticipato e del varo della nuova Forza Italia si allontanano. Troppe incognite: in primis il risultato dell'eventuale ritorno alle urne, che non è detto possa arridere al centro destra. E poi il rischio che lo scioglimento del Pdl gli faccia perdere metà partito, al netto di una rigenerazione della classe dirigente azzurra che pare ferma al palo. E così Silvio Berlusconi, a dir poco distratto dalle sue vicende giudiziarie e ammaliato dalle sirene di quanti gli fanno assaporare un trionfo elettorale con conseguente governo amico, si trova costretto a fare l'attendista. E rimandare i tempi di un'eventuale sortita che faccia saltare il banco. Segnali interni - I segnali che arrivano dal partito non invitano il Cav a una prova di forza. Il blitz per affossare il governo sulle riforme costituzionali, tentato in Senato da un gruppo di fedelissimi berlusconiani, è andato male: per pochi voti, ma pur sempre fallito. E, cosa peggiore, non solo per il drappello di colombe a Palazzo Madama, ma anche ad opera di potenziali alleati come l'Udc e la Lega. Niente che spinga verso strappi, insomma, perché la prospettiva di perdere per strada i filogovernativi è assai concreta. Riparliamone in primavera - L'impasse sulla nuova Forza Italia, raccontano i rumors, non è solo strategica, ma anche di personale politico. Il Cav vorrebbe strutturare il nuovo partito su una rinnovata dirigenza: lui stesso e Angelino Alfano (leggermente ridimensionato) alla guida, e un bel po' di facce nuove intorno. Ma proprio le facce nuove al momento mancano. E quindi meglio, pare stia ragionando il Cav, rimandare tutto a maggio, quando si terranno le Europee, e guadagnare qualche mese di riflessione.