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Manovra azzardata, pensioni e taglio delle tasse: i pochi soldi li sperpererà Luigi Di Maio

Cristina Agostini
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La prima manovra del governo gialloverde si avvicina ai trenta miliardi: 12,6 per sterilizzare l' Iva, 3,5 per le spese indifferibili e il resto per finanziare le promesse elettorali dei due partiti che hanno vinto le elezioni: sette miliardi per il reddito di cittadinanza tanto caro ai grillini e altri sette per flat tax e riforma della Fornero come vuole Salvini. Leggi anche: "Bruttissimo segnale...". Bruno Vespa apocalittico: su cosa si spaccheranno la Lega e i Cinque Stelle Dalle prime indiscrezioni emerge che l' ordine degli interventi invertirà i fattori della ricchezza. Invece di cominciare dalle imprese e dai lavoratori (produzione e reddito) verrà data la precedenza alle pantere grigie. Nella versione Lega per consentire l' uscita antipata dal servizio attivo una volta raggiunta quota 100 fra età anagrafica (62 o 64 anni a seconda delle versioni) e anzianità contributiva (nel calcolo anche i contributi figurativi?) Nella versione Cinquestelle per dare una mancia agli anziani che vivono in condizione di indigenza portando l' assegno minimo da 500 a 780 euro che l' Istat considera la soglia di povertà. AUTONOMI A SECCO - Per il mondo della produzione, nel testo che sta circolando, ci sono solo briciole. Difficile infatti parlare di flat tax se, come pare, dovesse limitarsi a qualche intervento di contorno: riduzione dell' Ires dal 24% al 15% e ampliamento del regime forfettario a favore della partite Iva. Davvero poco. La manovra, per come viene delineata, infatti, rappresenta un enorme trasferimento di ricchezza dai produttori di ricchezza a quanti non hanno più voglia di lavorare oppure, nelle versione Pentastellata, non lo hanno mai fatto. Le pensioni minime, infatti, sono semplici sussidi non avendo alle spalle alcun tesoretto contributivo. Nessuno ovviamente immagina di far morire di fame quattro milioni e mezzo di anziani. Ma è anche vero che la ricchezza, prima di distribuirla bisogna produrla e non è la pensione di cittadinanza che ottiene lo scopo. Insieme alla flat tax viene rinviato (almeno di qualche mese) il reddito di cittadinanza. Dovrebbe partire a maggio (in tempo per le elezioni europee) perchè i primi mesi dell' anno verranno utilizzati per riorganizzare i centri per l' impiego, eredità diretta dei vecchi uffici di collocamento. Come sempre il problema è quello delle coperture. Tanto più delicato adesso con un governo nel mirino dello spread e dell' Europa. LE COPERTURE - Per avviare le pensioni di cittadinanza si ragiona sul taglio delle pensioni d' oro, quelle superiori ai 4mila euro non giustificati dai versamenti contributivi, che porterebbero però una cifra esigua. Non più di qualche centinaio di milioni di euro a fronte di una pioggia di ricorsi. Bisogna quindi cercare altrove. Magari in una nuova declinazione di pace fiscale evitando, però, di chiamarlo condono: sul fronte leghista si punta ad un intervento di ampio respiro sulla falsa riga dell' accordo tombale di Tremonti del 2002. Il fronte M5S vuole introdurre uno sconto molto vantaggioso per erodere l' enorme mole di cartelle di difficile riscossione. Il governo vorrebbe portare a casa 15 miliardi ma non è semplice. Molto più sicuro contrattare con Bruxelles l' ampliamento del deficit portandolo all' 1,6% rispetto al previsto 0,6%. Una flessibilità da quindici miliardi che da sola coprirebbe almeno metà della manovra. Il traguardo non è impossibile: una Commissione Ue in scadenza potrebbe anche fare questo regalo lasciando ai successori il peso di eventuali rimproveri. Il vero problema sono i mercati: che prezzo imporranno per comprare le nuove emissioni di titoli di Stato? Il problema è tutto qui. Salvini, però, non molla. «C' è un po' di tira e molla con Bruxelles, Draghi, la Corte dei Conti, l' Inps, l' Istat. Vedremo chi avrà la testa più dura», dice parlando della festa delle Lega a Paullo alle porte di Milano. «Il mio impegno è una manovra che comincia a smontare legge Fornero e faccia pagare meno tasse a partire dai più piccoli». di Nino Sunseri

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