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Pd, la sentenza dello storico Giulio Sapelli: "È morto e non si salverà nessuno"

di Gino Coala domenica 23 settembre 2018

2' di lettura

Quando l'ex ministro Carlo Calenda non è riuscito a organizzare neanche una cena con Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Maurizio Martina, ha evocato uno psichiatra per risolvere i problemi del Partito democratico. Una visione fin troppo ottimistica, visto che ormai per i dem servirebbe solo un becchino perché è un "partito morto", secondo quanto dice a Italia oggi lo storico Giulio Sapelli. Leggi anche: Pd, indagato Bonifazi con l'accusa di finanziamento illecito in corcorso con Luca Parnasi A furia di isolarsi, i dirigenti del Pd sono rimasti completamente soli, di fatto abbandonati da quelli che una volta erano i loro elettori più convinti: "Cioè artigiani, operai, impiegati comunali. I maggiorenti del Pd - dice Sapelli - non hanno con loro nemmeno un operaio dell'Ilva. Non hanno più nessuno". Prima che però l'elettorato li abbandonasse, sono stati i vertici dem a decidere di starsene da soli: "È successo quando hanno abbracciato il blairismo, dove la finanza era di sinistra, l'industria di destra e non c'era bisogno di avere rapporti con la classe operaia". Le speranze di rianimare un corpo ormai morto sono praticamente nulle, il Pd insomma è irrecuperabile: "Non hanno più rapporti nemmeno con i sindacati, anche se i segretari della Uil sono iscritti al Pd. I sindacati sono in crisi, è vero, ma fanno ancora i contratti, rappresentano ancora i lavoratori. Gli operari dell'Ilva hanno votato seguendo i sindacati". Qualcosa ancora resiste sotto le insegne del Pd, qualche sacca di potere locale è rimasta in piedi nonostante l'ondata leghista-grillina: "Perché sono il centro del clientelismo politico, che prima era più solido ma adesso è più difficile da alimentare dato che ci sono meno risorse da spendere. Al politico - dice ancora Sapelli - non resta che esercitare un potere di prossimità: dà un posto all'amico dell'amico, nomina il capo dei vigili all'ufficio legislativo di palazzo Chigi, ma non chiama più il povero alla sua tavola, ammesso che riesca a combinare una cena. Il rapporto con i sostenitori è sempre più anagrafico e sempre meno affettivo. Non c'è più cuore".

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