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Giuseppe Conte, la tempesta dopo la manovra: la clamorosa indiscrezione sulle dimissioni

Giulio Bucchi
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Crisi scampata? No, forse solo rimandata. Nonostante le rassicurazioni incrociate, pare che i giorni di Giovanni Tria come ministro dell'Economia siano contati. Giovedì sera, pochi minuti dopo l'annuncio del Def con deficit al 2,4%, si sparge la voce delle sue dimissioni rientrate solo per effetto di una telefonata con il presidente Sergio Mattarella (smentita dal Colle, confermata da varie fonti). Leggi anche: Mattarella, la telefonata e quel precedente inquietante. Ricordate il ministro del Cav? Troppo grandi i timori per un buco che si sarebbe creato nel cuore del governo nel momento più delicato dell'anno, quello della manovra. Avrebbe dato il via a una tempesta finanziaria forse anche peggiore di quella famigerata del 2011. "Resto per amor di patria", avrebbe detto Tria al Capo dello Stato, ma di fatto oggi è un ministro dimezzato. La sua parola (deficit sotto il 2%) spesa in tutti gli ambienti che contano dentro e fuori dall'Italia è rimasta disattesa. Politicamente, la sua barriera rigorista è stato abbattuta, asfaltata. "È troppo deluso e amareggiato per com'è stato trattato", rivela al Quotidiano nazionale chi gli è vicino. Unica opzione possibile: dimettersi dopo l'approvazione della manovra, con tutto quello che ne conseguirà.

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