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Matteo Salvini scarica Luigi Di Maio: "Manina? Il testo non cambia, non ci sono alieni né scie chimiche"

Davide Locano
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Adesso è guerra vera al governo. A dichiararla, ufficialmente, è Matteo Salvini. Che ci va giù durissimo: "Il decreto fiscale non cambia - ha detto da Bolzano il vicepremier leghista -. Quello che abbiamo discusso per ore e ore poi ho ritrovato scritto nel testo, con l'accordo di tutti, lo abbiamo firmato tutti. Ognuno si prenda le sue responsabilità". La traduzione? Non esiste alcuna "manina", così come detto improvvidamente da Luigi Di Maio nel corso delle registrazioni di Porta a Porta di mercoledì 17 ottobre. Lo scontro, insomma, è esploso. Già dopo le accuse di Di Maio, in molti avevano colto un riferimento alla Lega, in particolare a Giancarlo Giorgetti (per quanto il leader grillino lo smentisca). Le modifiche al decreto sulla pace fiscale e condoni, insomma, rischiano di far esplodere la maggioranza. La teoria della manina, per inciso, è stata rigettata anche dallo stesso Giorgetti e da Garavaglia. E a rendere la spaccatura ancor più profonda, il fatto che Salvini neghi qualsiasi nuovo Consiglio dei ministri previsto per domani, venerdì 19 ottobre: "Domani quale CdM? Io arrivo da Mosca". Nessuna nuova riunione, insomma: la Lega non ci sta. E ancora, il vicepremier ha aggiunto: "Quale manina? Per ogni cosa non possiamo incontrarci. Domani sono in Trentino e domenica entro in clima derby (inteso come Inter-Milan, ndr). Io vado avanti come sul tunnel del Brennero, è inutile fare buchi e poi fermarsi". E ancora: "Non ci sono regie occulte, invasioni degli alieni o scie chimiche. Questo è un governo che non ha timidezze, problemi o complotti contro. In consiglio dei ministri c'erano tutti, non c'ero solo io". Salvini, infine, entra anche nel merito del passaggio del decreto contestato dai grillini: "Il giallo non l'ho trovato io e non l'ho tirato fuori io. Se qualcuno ha idee diverse lo dica, però su questo, come su altri decreti, si discute, si trova la quadra e poi si va avanti. Non possiamo rifare il consiglio dei ministri ogni quarto d'ora. Per me è cosa fatta. Quando prendo un impegno, quando firmo un contratto con Di Maio e con gli italiani, lo mantengo. Quando approvo un decreto lo mantengo. Non possiamo ricominciare tutto da capo. Non si può costruire di giorno e smontare di notte". Parole durissime e che rischiano di far vacillare davvero questa maggioranza. A stretto giro è arrivata la replica del premier Giuseppe Conte, che parlando in conferenza stampa a Bruxelles dopo il Consiglio europeo ha spiegato che "rivedrò il testo articolo per articolo, se ci fosse un dubbio politico la sede migliore sarà il prossimo consiglio dei ministri: per confermare il testo o per possibile una seconda deliberazione". 

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