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Matteo Salvini apre il "dossier Roma": un sindaco leghista al posto di Virginia Raggi, colpo mortale al M5s

Caterina Spinelli
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"Stiamo crescendo ovunque, soprattutto qua. Quando arriverà il momento di votare a Roma, ecco, è possibile che tocchi a uno dei nostri giocarsela. Siamo i più forti". Non ha nascosto le proprie intenzioni Matteo Salvini che, a margine di un'iniziativa politica a Latina, ha aperto il cosiddetto "dossier Capitale". Davanti al ministro dell'Interno - spiega il Corriere della Sera - c'erano i big della Lega nel Lazio: da Barbara Saltamartini, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, a Laura Corrotti, consigliere regionale, fino ad arrivare al coordinatore Francesco Zicchieri. L'occasione è stata la prima festa regionale del Carroccio, ma era evidente a tutti che in ballo ci fosse molto di più, una scelta che potrebbe far crollare quel patto gialloverde. L'attuale sindaca grillina, Virginia Raggi, potrebbe infatti finire presto il proprio mandato a causa del processo sulla nomina di Renato Marra che la vede imputata per falso documentale. Arriverà il 10 novembre, giorno della sentenza, la resa dei conti: in caso di condanna, infatti, non ci sarà appello e la Raggi sarà costretta a consegnare le proprie dimissioni.  Leggi anche: La Lega fa il botto a Bolzano "Teniamoci pronti", è il motto che vige in casa Lega, dove si esclude a prescindere qualsiasi alleanza coi Cinquestelle. Quella del possibilissimo ballottaggio coi grillini per mettere le mani sul Campidoglio, entrerebbe, assieme a quelle delle elezioni europee, tra le probabili date di chiusura dell'esperienza del governo Conte. Se la Raggi verrà dunque condannata, per Salvini non esiste altra scelta che mettere Forza Italia e Fratelli d'Italia di fronte a "un dentro o fuori". In cambio la Lega rispetterà gli accordi di centrodestra presi per le altre tornate regionali. Sono sempre più sicuri i leghisti: "A Roma potremmo vincere facilmente anche perché non è detto che Alessandro Di Battista accetterà di correre a sindaco. Se vincesse, sarebbe fuori dal giro nazionale per cinque anni. Se perdesse, si brucerebbe. Non gli conviene" si è sentito dire il segretario federale dai suoi colleghi.

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