Cambia tutto

Matteo Salvini, il piano di guerra per l'8 dicembre: così il leghista si prende il governo

Gino Coala

Il segnale che Matteo Salvini e la Lega vogliono lanciare con la manifestazione dell'8 dicembre potrebbe una portata talmente forte da scuotere dalle fondamenta non solo l'ormai uscente Commissione europea, ma anche il governo e gli alleati grillini. Durante la diretta Facebook dal suo ufficio al Viminale, Salvini ha invitato i militanti leghisti e i fan a "fare un mega-selfie e lo manderemo a Juncker, gli mandiamo un bel caffé Borghetti". Leggi anche: Senaldi, #90secondi: "Cosa c'è dietro l'archiviazione di Salvini sulla Diciotti" / Video L'avvertimento è all'Europa, perché palazzo Chigi intenda. Le intenzioni di Salvini sono ben più decise di quanto lui stesso ammetta: "Andiamo pacificamente in tanti a dire ai signori di Bruxelles: lasciateci lavorare, lasciateci vivere e respirare". Sul tavolo del governo da giorni si accumulano le lettere della Commissione europea che impallinano la manovra di bilancio senza particolari diplomatismi, a differenza di quanto accaduto in passato. E col passato Salvini vuol segnare un punto di rottura: "Nessuna letterina o letterona potrà farci tornare indietro, mai più una Italia in ginocchio. Importante è la gente vera, facciamo vedere al mondo che l'Italia vuole stare tranquilla, sicura". L'adunata leghista dell'Immacolata però non a caso arriva dopo quella organizzata pochi giorni fa al Circo massimo dal Movimento Cinque Stelle. Inevitabile il paragone, così come è inevitabile attribuire alla manifestazione voluta da Salvini tutti i crismi della prova di forza con l'alleato grillino. Il vicepremier del Carroccio vuol pesare il consenso, mai così alto, e mostrarlo quanto più possibile. Dopo quella data, il M5s potrebbe perdere del tutto quell'idea che si porta appresso di forza popolare e trascinante, l'ultima capace di portare in piazza migliaia di persone senza avere una struttura alle spalle paragonabile a quella della sinistra. La Lega ha tutte le carte per prenderne il posto, e chissà che un rimpasto di governo eviti palesi squilibri di rappresentatività all'interno del governo. E quando la macchina organizzativa si avvierà, gli alleati storici del centrodestra non potranno rimanere a guardare. Le elezioni Europee sono praticamente domani, occasioni all'orizzonte per un bagno di folla degno di tale nome sono sempre meno alla portata - economica e logistica - di partiti come Forza Italia e Fratelli d'Italia. Non sarebbe una sorpresa, ma neanche un errore, se in piazza l'8 dicembre si rivedesse un'aggregazione più compatta e chissà anche più convinta di quale sia il proprio futuro, e con chi.