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Paolo Savona, il retroscena di Bruno Vespa: è ministro grazie a Giancarlo Giorgetti

Cristina Agostini
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"Paolo, sei agli Affari europei. Quello che non fu fatto in tre mesi accadde in ventiquattr'ore. Mattarella non poteva perdere la faccia, e Salvini, Di Maio e Savona nemmeno". Bruno Vespa, nel suo ultimo libro, rivela il retroscena sulla nomina del ministro. Ecco un estratto pubblicato su La Stampa. "Intanto i «dioscuri» erano molto provati. Mentre franava il tentativo di Cottarelli, il segretario della Lega e Giorgetti non sarebbero stati contrari a un governo tecnico giallo-verde, per arrivare alle elezioni in settembre e formare poi un governo politico di lunga durata. Salvini era convinto che le urne avrebbero premiato il suo partito e il nuovo governo avrebbe dovuto tenerne conto. Di Maio, invece, temeva le incognite elettorali e chiese di formare il governo Conte, «nato per sfinimento», come mi ha detto uno degli artefici della trattativa".  Leggi anche: "Noi barbari? Perché mi piace". Conte, le confidenze a Vespa Vespa racconta che "quando Mattarella respinse il suo nome come ministro dell'Economia, Paolo Savona non diede interviste, ma il 29 maggio firmò un articolo per Milano Finanza, il quotidiano diretto dal suo amico Paolo Panerai", "Ho subìto un grave torto dalla massima istituzione del Paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall' euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio comunicato (Alle 13,20 del 27 maggio, prima che Conte rinunciasse all' incarico, Savona aveva diffuso un comunicato per smentire la sua intenzione di pilotare l' uscita dell' Italia dall' euro) [...]. Visto che lo spread minacciava di affossare il tentativo di Cottarelli, quello stesso giorno Giorgetti chiamò Savona, che si era di nuovo blindato nella sua casa in Sardegna e stava scrivendo un articolo in inglese su euro ed Europa per una rivista di Singapore: la Lega voleva trovare una soluzione che salvasse la faccia a tutti. Gli chiese, quindi, se era disposto ad andare agli Affari europei e a indicare per l'Economia una persona di sua fiducia. (Per me fu un invito a nozze mi racconta il professore. Io desideravo soprattutto trattare con l'Europa) [...]. E a lui vennero in mente tre nomi, di pari livello accademico e di opinioni economiche non dissimili. [...]".  E la scelta, come sappiamo, fu poi Giovanni Tria "uno dei pochi autorevoli economisti a nutrire motivate riserve sulla gestione dell' euro, anche se non si era mai esposto come Savona. [...]. Adesso il problema era far accettare al Capo dello Stato la presenza di Savona nella squadra di governo. Quando Giorgetti e Spadafora parlarono con i consiglieri del Quirinale dello spostamento del professore, li trovarono molto riluttanti, ma i due insistettero: Savona agli Affari europei era una posizione perfettamente difendibile, che avrebbe tratto d' impaccio sia il presidente della Repubblica sia Lega e M5S". 

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