Il sindaco di Parma

Federico Pizzarotti, intervista a Libero: "M5s ha tradito se stesso. Non durerà"

Cristina Agostini

Ma chi l'ha detto che i grillini non sanno governare? Un sindaco buono c'è, Federico Pizzarotti. Quando ha preso in mano Parma, nel 2012, il bilancio era fallimentare: la precedente amministrazione, di Forza Italia, aveva lasciato un buco di 850 milioni di euro. Oggi è stato dimezzato. Il punto è che, appena si è capito di che pasta era fatto, quello che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello di Cinquestelle è stato espulso dal Movimento. «Il pretesto è stato il termovalorizzatore» racconta lui. «In campagna elettorale Grillo aveva detto che non si sarebbe fatto, ma una volta diventato sindaco io mi resi subito conto che non era possibile fermarlo e iniziammo una strategia per affamarlo che ci ha portato a raggiungere l' 80% di differenziata. Venni attaccato duramente ma alla fine andai a pranzo con Gianroberto Casaleggio e appianammo tutto. Poi però io continuai a dire le cose che pensavo e per questo venni da prima ignorato poi, in seguito ad una vicenda giudiziaria, isolato e noi non accettammo la situazione e nell' autunno 2016 uscimmo. Dentro M5S funziona così, se non dici sempre sì sei fuori». Ma allora il prossimo a essere espulso dal Movimento sarà Di Maio perché ha detto sì al Tap? «Non accadrà, sono cambiate molte cose da allora. Casaleggio è morto e il baricentro del potere si è spostato nelle mani di Di Maio, Casalino, la Casaleggio associati e poco altro. Con Gianroberto in vita e Grillo sulla breccia, il governo Lega-M5S non sarebbe mai partito. Loro erano contro i compromessi e il gioco al ribasso, anche a costo di stare all' opposizione in eterno. Oggi il Movimento ha cambiato radicalmente natura, è diventato una macchina di potere e, pur di conservarlo, mente, nega la realtà, cerca colpevoli cui addebitare le proprie colpe, alimenta l' odio, espelle, piazza fedelissimi. Finché gli elettori non apriranno gli occhi». Sono accuse pesanti: è un ex con il dente avvelenato? «No guardi, io sono oltre. Ho fondato con altri sindaci un partito, Italia in Comune, che ad aprile terrà il primo congresso nazionale. Una forza pratica e deideologizzata, direi che ce n' è bisogno in Italia, perché se è vero che non è più il tempo della contrapposizione destra-sinistra, è ancora più vero che la politica in Italia ormai è solo questione di tifoserie. Per questo M5S può permettersi di smentirsi e farla franca agli occhi dei suoi elettori». Come sul Tap appunto «Quello è un caso emblematico: hanno tradito le promesse e hanno detto che era colpa del Pd, perché il progetto era legato a penali altissime. Sulla Tav faranno lo stesso; peccato che non sia vero né in un caso né nell' altro. Ma ci sono altri esempi clamorosi. Nel 2009 Grillo urlava nelle piazze che il Movimento non avrebbe mai avuto un capo, poi se lo è dato, senza vere primarie. E se dopo le Europee si torna al voto, Di Maio che fa, va a casa perché sarebbe al terzo mandato? Non ci credo. M5S ha attaccato per anni il Pd accusandolo di riciclare i trombati, ma poi ha fatto lo stesso, distribuendo incarichi ai fedelissimi non eletti: Dell' Orco, Sorial, la iena Giarrusso, ripescati in silenzio nei vari ministeri; per non parlare di come sono stati eliminati molti parlamentari nelle liste elettorali». L' ultimo infortunio è sul caso Dijsselbloem, l' ex presidente dell' Eurogruppo: M5S ha storpiato le sue parole, accusandolo di esortare i mercati a lanciare un attacco finanziario all' Italia «Tipico di M5S: trovare un nemico fuori a tutti i costi, perché scaricare ogni colpa sull' altro è l' unico modo che ha il Movimento per avere sempre ragione. E se poi si sbaglia in modo evidente e clamoroso, mai chiedere scusa, tanto amministrare bene non interessa. Conta solo crescere sulla spinta di provvedimenti demagogici, senza chiedersi se sono utili o nocivi al Paese». Dove porterà tutto questo? «Non lo sanno neppure loro, cercano di rimanere al governo il più possibile e lottano per non per perdere consenso ed essere mangiati dalla Lega, quindi ti leghi a battaglie ideologiche perdenti, come l' abolizione della prescrizione o il reddito di cittadinanza, che si rivelerà un boomerang per M5S». Non crede che lo faranno? «Lo faranno perché è diventato un provvedimento identitario, ma non sanno come e non sarà quello annunciato: non daranno 780 euro a sei milioni di persone, deluderanno più elettori di quanti ne soddisferanno e proveranno a dare la colpa all' Europa, alla Lega e a chissà chi altro. Ma alla fine, sconteranno loro la mancata promessa. Gli elettori non l' hanno ancora capito che è peggio una bella bugia di una brutta verità, ma quando si vedranno i soldi negati o tagliati sarà dura placarli». La Lega ormai non nasconde più di essere contraria al reddito di cittadinanza: il governo si romperà su questo? «Quello tra M5S e Lega è un matrimonio di convenienza, elettorati e programmi sono troppo diversi, non possono andare avanti in eterno. Adesso attuano tattiche reciproche di convivenza per non perdere consenso, sanno di non potersi separare prima delle elezioni Europee, perché altrimenti scenderebbero: il primo che stacca la spina si prende la colpa del fallimento e lo sconta nelle urne. Dopo, vedremo». Come mai nei sondaggi Salvini sale e Cinquestelle scende? «L' alleanza danneggia più M5S, che governando con la Lega perde i suoi elettori di destra a vantaggio di questa. Salvini poi cresce attingendo al serbatoio forzista: gli azzurri, oltre Berlusconi, che ha la colpa di non aver mai voluto passare il testimone, sono privi di identità e sono destinati a spegnersi con il Cavaliere. La convivenza al governo con i leghisti invece impedisce ai grillini di guadagnare consenso a sinistra. Cinquestelle si trova in un cul de sac. Salvini poi beneficia del vento sovranista che sta spirando in tutta Europa mentre Di Maio, proprio perché governa con la Lega che lo spinge su posizioni antieuropeiste, non riesce a intercettare la protesta verde che è nata in Germania». Insomma a Cinquestelle converrebbe staccare la spina? «Senza aver portato a casa nulla? Non me li vedo rinunciare al potere, non hanno prospettiva di lungo periodo, non avendo un programma per il Paese». Salvini invece non rischia di pagare con il proprio elettorato l' alleanza con Di Maio e il tradimento della promessa di abbassare le tasse? «Lui può contare su un elettorato che non prescinde dal fattore realtà ed è vaccinato da 20 anni di promesse berlusconiane tradite sull' abbassamento della pressione fiscale. E poi ha deciso di giocarsela sugli immigrati e la sicurezza e dal punto di vista comunicativo non sta sbagliando nulla su questo. Anche se io non sono d' accordo, sull' accoglienza ho un approccio diverso, sono convinto che la delinquenza non dipende dagli immigrati ma dalla mancata integrazione». Non pensa che il Pd abbia perso le elezioni sugli immigrati? «In parte. Credo che il Pd abbia perso per Renzi, che ha sviluppato una carica umana negativa al punto da oscurare le cose buone che aveva fatto al governo. Da quando la sinistra ha perso l' identità popolare per darsi il nome del leader di turno, prima dalemiana poi bersaniana, poi renziana, e fondarsi sul capo anziché sui valori, il fattore antipatia del leader è diventato decisivo e il centrosinistra è morto, così come prima era morto il centrodestra, ucciso dal fattore Berlusconi». E se non sbaglio lei con Italia in Comune aspira a colmare questo vuoto? «Noi guardiamo ad un elettorato progressista, che va dagli ex elettori forzisti a quelli del Pd. Ci siamo dati una Carta dei Valori, consultabile sul nostro sito, Italiaincomune.it. L' europeismo, l' inclusione, la solidarietà, il lavoro, la buona amministrazione, la deideologizzazione sono i nostri capisaldi». Non seguite l'andazzo dei tempi, mi permetta «Mi rendo conto di rappresentare al momento una posizione minoritaria ma io faccio quello in cui credo. Gireremo l' Italia e ci faremo conoscere. Se a Parma avessi fatto solo quello che mi conveniva per il consenso, la città sarebbe ferma. Invece ho deciso di partire dai contenuti e arrivare così al consenso. Ho fatto la raccolta differenziata dei rifiuti, anche se dà fastidio alla gente, e ora varerò un piano di mobilità che scontenterà molti, ma che serve alla città. Non ho avuto paura di avere per anni le fontane spente, perché non avevamo i soldi e dovevamo pagare le bollette dell' acqua che la precedente amministrazione non aveva onorato». Non è risparmiando sull'acqua che ha risanato la città? «È stata una goccia. Abbiamo venduto azioni delle partecipate, concluso i progetti avviati, che hanno cominciato a rendere anziché a costare e fatto un po' di spending review, quella che il nostro governo pare non conoscere. Oggi Parma è ai primi posti in tante classifiche nazionali sulla qualità della spesa e dei servizi». È a favore del taglio delle tasse? «Sono contro la flat tax, perché la Costituzione è per la proporzionalità delle tasse. Renzi ha sbagliato a togliere l' Imu sulle prime case, inseguendo Berlusconi. Non è giusto che se hai una bella abitazione in centro non paghi nulla come se vivi in un bilocale in periferia. Non bisogna inseguire la pancia delle persone, non le sazi e finisci per affamarle. Per quanto riguarda più in generale la riduzione della pressione fiscale, dipende da quanti servizi sei disposto a rinunciare. Negli Stati Uniti pagano meno tasse di noi, anche se più di quelle che immaginiamo, ma non hanno assistenza sanitaria e la scuola pubblica è deficitaria. Siamo disposti a questo?». Sindaco mi perdoni, lei mi sembra di sinistra più che moderato. D'altronde, viene pur sempre da M5S: sbaglio? «Mi piacciono i verdi tedeschi e mi hanno avvicinato sia Calenda sia Varoufakis, ma anche i liberali di Alde, l' Alleanza dei Liberali e Democratici per l' Europa. Pensiamo di rappresentare una risposta politica moderna». Ma l'esperienza dei sindaci in Italia è fallita già negli anni Novanta «Non ci sono garanzie di successo, dipende dalle persone. Questa volta potrebbe andare bene. Ci ispiriamo a Seneca, il quale diceva: "Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili". Allora osiamo». A partire dalle Regionali in Emilia, nel 2019, contro il governatore uscente del Pd, Bonaccini? «Ogni cosa a suo tempo». di Pietro Senaldi