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Vittorio Feltri: se cade Giuseppe Conte ci aspetta un'orrenda ammucchiata

Giulio Bucchi
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Tutti pregano il Padreterno, che di norma se ne frega di noi umani, affinché il governo gialloverde cada in rovina. Li comprendo poiché essi sono tagliati fuori dalla stanza dei bocconi, ma sono loro che non capiscono un tubo. Infatti se Conte e la sua banda di Sifoi vengono giubilati, Mattarella, in assenza di una maggioranza alternativa, sarebbe costretto a inventarsi il solito esecutivo tecnico incaricato di gestire male gli affari italiani, magari inginocchiandosi ai bidoni di Bruxelles. E sarebbero guai, come ci insegna l' esperienza. Oddio, Berlusconi, secondo abitudine, è convinto che puntando sulla acquisizione dei voltagabbana, in questo caso di marca grillina, si potrebbe dar luogo a una mostruosa ammucchiata Lega, FdI, Forza Italia e transfughi cinquestelle capace di tenere in piedi un nuovo (si fa per dire) ministero con un programma al momento inimmaginabile. Personalmente però mi fido poco o punto di quanto il mercato delle vacche parlamentari possa offrire sul piano della affidabilità, inoltre penso che prima di mettere le sorti del Paese nelle mani di un gruppo di mignotte convenga almeno assicurarsi della loro disponibilità a concedersi. Insomma, pur riconoscendo al Cavaliere una formidabile abilità nel vendere e nel comprare, gli dico con moderato affetto che, quand' anche le mignotte in questione fossero acquistabili a modico prezzo, non sarebbe una operazione da asilo infantile organizzare assemblee omogenee a Palazzo Madama e a Montecitorio. In effetti, non riesco a figurarmi un minimo di concordia fra i tangheri pentastellati fuggiaschi, gli azzurri, i fratelli italiani e i leghisti dominanti per via delle proprie dimensioni. Infine mi piacerebbe sapere quale sia in proposito l' opinione degli elettori, che suppongo non lieti di verificare che la politica nazionale ripiomba nelle antiche abitudini, e forse delusi nel constatare che da noi il cambiamento agognato si sta risolvendo nel mesto ritorno al passato. di Vittorio Feltri

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