Grande fratello

Rocco Casalino, l'omo dell'anno: dodici mesi di gaffe del grillino e una vecchia profezia

Davide Locano

Palazzo Chigi, oggi, è attraversato da un paradosso, un corto circuito comunicativo di rara potenza. Se Giuseppe Conte, evitando un' ineluttabile procedura d' infrazione europea, è passato dalla modalità ologramma a quella di statista, il suo merito sta nell' aver saputo comunicare, con quell' aria accademica, la pettinatura scolpita e i sorrisi in tralice, una cert'arte della diplomazia. Se Rocco Casalino, il portavoce del premier, ha innalzato Conte a vette "di vero statista" è perché dietro quella diplomazia si cela, in realtà, una strategia di comunicazione raffinatissima, promanata, ovviamente, dallo stesso Rocco. Il quale, in sé, non ha nulla di diplomatico; è ciclotimico, scostante, spesso irritante nei rapporti con i colleghi giornalisti; in più parla poco pubblicamente e quando parla è in grado di produrre disastri diplomatici all' ottavo grado della scala Richter. Eppure - per paradosso, appunto - la predisposizione alla politica tellurica di Casalino è il motore del potente moderatismo di Conte. Intendiamoci. Casalino non incarna né il monaco Rasputin presso i Romanov, né l' Alaistar Campbell del Blair della grande tenda laburista, né il cinico Karl Rove di Bush. Trattasi semplicemente di un ex bravo cronista dai pensieri veloci, abilissimo nel costruire dal nulla e di trasformare in una cintura sanitaria impenetrabile l' intera comunicazione del Movimento; e, soprattutto, in grado di cucire sul suo premier, sin dal primo discorso d' insediamento, la figura dello smussatore d' angoli, del "moderato rivoluzionario" tanto caro a Davide Casaleggio. Eppure, quando i Cinque Stelle riescono a parare i colpi propagandisti di Salvini con altrettante efficacissime sparate, su di loro s' allunga sempre l' ombra di Rocco. È stata un' idea di Rocco, per esempio, fare accettare il vincolo europeo del deficit al 2,04% invece che al 2,4%, giocando sulle assonanze: cosa che, sul momento, ha evitato al premier, al Movimento e alla stessa Lega, di fare la figura dei pirla. POTERE CRESCENTE Sicchè eccoci a una decisione. Mentre Time dedica la sua copertina "Man of the Year", l' uomo dell' anno, ai giornalisti uccisi in nome della libertà, e il Financial Times sceglie come personaggio-simbolo della stagione il finanziere George Soros; be', Libero opta per Rocco protagonista dell' italica politica, nel bene e nel male. Qualche mese fa girava la battuta su Casalino «omo forte al governo», espressione che al portavoce del Presidente del Consiglio, fieramente omosessuale al punto da presenziare al giuramento del Quirinale col fidanzato cubano, non ha fatto né caldo né freddo. Perchè, per l' ex ingegnere della casa del Grande Fratello, l' assuefazione agli attacchi e alle discriminazioni, sin dall' infanzia di emigrante in Germania, è una forma di stoicismo. Che si compensa con la consapevolezza di un potere crescente all' interno dell' istituzione. Potere che sfiora l' arroganza. Le sue recenti uscite infelici sono, in effetti, abbondanti. La richiesta «di una stanza più grande» a Palazzo Chigi; l' intercettazione in cui minaccia l' espulsione dei tecnici del Ministero dell' Economia «se non riescono a trovare i soldi per il reddito di cittadinanza»; l' infelice accenno al «Ferragosto che mi salta» al crollo del ponte di Genova; la notizia del master inesistente in economia alla Shenandoah University. Tutte esternazioni che avrebbero stroncato un cavallo. Specie, l' ultima, la peggiore, per cui mezzo arco costituzionale ne richiese le dimissioni: l' affermazione di schifare «i vecchi, i bambini e i down» tratta da un video di 15 anni fa, durante una lezione al corso di giornalismo dell' inviato di Mediaset Enrico Fedocci che lo spinse alla professione. In quel frangente, stampa e tv lo crocefissero con chiodi infuocati e fu lo stesso Fedocci, ad indicare la natura volutamente provocatoria di quell' intervento come minimo inelegante, come massimo molto da stronzo. LA PROFEZIA A Palazzo Chigi dicono che fu proprio quest' ultimo episodio a consolidare «il rapporto oramai quasi filiale» di Casalino verso Conte che allora lo difese a spada tratta. Rocco, in quel frangente, si scosse appena appena e, anzi, ai ragazzi un tantino imbarazzati del suo staff rincarò: « E aspettate a vedere quando su di me usciranno i video porno». Uscite infelicissime, che attirano sberle. Uscite che, però, si sovrappongono alla mostruosa capacità professionale dell' uomo, davvero capace di lavorare per giorni filati domeniche comprese a ritmi giapponesi e di analizzare strategicamente ogni situazione per volgerla non tanto a suo vantaggio - anzi - ma a vantaggio del Movimento. È sotto Rocco, d' altronde, che il M5S se la batte mediaticamente con la scafata Lega. E ha sviluppato il suo rapporto con i media, e sta istruendo all' agone dei talk show giovani di eccellente preparazione e lucidità (Luca Carabetta, vicepresidente della Commissione Attività produttive per tutti) i quali spesso, al paragone, fanno sfigurare i loro stessi ministri. «Tra dieci anni sarò al vostro capo», annunciò Casalino nel 2004 a un gruppo di giovani studenti di comunicazione. Aveva ragione. Non ho ancora capito se sia stato un bene o un male. di Francesco Specchia