Il filosofo scatenato

Massimo Cacciari e la rivolta dei sindaci: "Non basta la disobbedienza ci vuole la lotta politica"

Cristina Agostini

Grida alla "lotta politica" più che alla resistenza civile. Più che il ricorso alla "propaganda", che sarebbe lo stesso metodo dell'avversario, servono "discorsi di verità". Ne è convinto Massimo Cacciari che, in merito alla rivolta del sindaci sul decreto sicurezza, confessa in una intervista a La Repubblica: "Mi sarei comportato nella stessa maniera, nel rispetto delle regole, rivolgendomi al giudice ordinario e attendendo il parere della Consulta. Sono convinto che la politica del governo in materia di immigrazione sia totalmente incostituzionale. Ma bisogna stare attenti a non dare l'impressione di detenere poteri diversi da quelli attribuiti a un amministratore". Leggi anche: Digos all'anagrafe di Palermo? L'indiscrezione sospetta sul blitz di Salvini contro Orlando Inoltre, continua il filosofo, "bisogna distinguere l'aspetto etico-morale, da quello politico e da quello giuridico. Siamo di fronte prima di tutto a una regressione grave, a un disastro umanitario, alla catastrofe culturale dello spirito europeo" e, prosegue, "i sindaci, gli enti locali, possono molto in termini di accoglienza e integrazione. Ma non sono loro a decidere chi è cittadino italiano e chi non lo è. E qui viene l’aspetto giuridico. I poteri di un sindaco sono molto ampi ma sempre nell'ambito delle norme stabilite dall'autorità centrale". Insomma, "non bisogna alimentare la confusione su principi e responsabilità. Ognuno faccia bene la sua professione, ognuno eviti la propaganda. Sono le forze politiche che devono agire a difesa dei valori violati. Lo devono e lo possono fare anche con atteggiamenti estremi. I sindaci sono invece amministratori, non fanno le leggi". E ancora: "Penso più in generale che i sindaci debbano agire, nell'ambito della loro competenza, sostenendo la lotta delle forze politiche. Perché è questo che ci vuole: la lotta politica. Se siamo convinti che si stia instaurando un regime autoritario non basta la disobbedienza civile".